Delle banalità bisognerebbe parlare il meno possibile. La ragione principale consiste nel fatto che, appunto, di banalità trattasi. Questa volta tuttavia, e, nel nostro paese succede oramai con una certa frequenza, la banalità è diventata stranezza, ipotesi quasi stupefacente.
La scelta dei vertici – presidente e segretario - dell’Appe (Autorità Portuale Piombino Elba) sembrerebbe scontato dovesse essere fatta in base a requisiti specifici, attraverso la valutazione il più possibile oggettiva delle autocandidature che di questi requisiti fossero fornite. Un po’ come un concorso, accentuato magari più sui titoli e le competenze che sugli esami. Al contrario, ormai da mesi, in relazione a questi incarichi circolano nomi che di questi requisiti specifici ne hanno ben pochi. La responsabilità, si dice, è della procedura codificata.
In sostanza, se non ho capito male, la Regione sentiti gli enti locali interessati dovrebbe proporre al Ministero una terna di nomi fra i quali lo stesso Ministero sceglie, a sua volta, in base a considerazioni non note. La procedura sembra fatta apposta per dare luogo a soluzioni pasticciate e infatti i nomi che si vorrebbero inserire nella famosa terna sono fatti a casaccio, come se io, avendone il potere, candidassi mio zio perché mi sembra in gamba e in più, magari, sta per perdere il lavoro. Questa situazione dà luogo a interventi, anche animosi, a favore di qualcuno o contrari a qualcun altro, senza peraltro fornire elementi di giudizio oggettivi.
Recentemente il circolo pd di rio marina e cavo reagisce ad un nome fatto, come gli altri, “a caso” dall’attuale sindaco della piaggia rivendicando la necessità che una candidatura non possa essere presentata solo da Rio Marina ma debba essere concordata preventivamente con il sindaco di Portoferraio. Il che equivarrebbe a passare da una candidatura “a caso” presentata da un solo sindaco ad una candidatura”a caso” presentata da due sindaci insieme. Forse sarebbe stata preferibile, appunto, una banalità. Se il circolo pd piaggese, invece che rivendicare il diritto di intervenire in una proposta di candidatura “a caso” avesse proposto ai due sindaci elbani di chiedere alla regione toscana che l’iter previsto per la formazione delle candidature diventasse più trasparente e tecnico, magari preoccupandosi di definire alcuni requisiti necessari a chi volesse, in prima persona, candidarsi a tali incarichi, sicuramente sarebbe stato banale, in quanto sembra scontato che questa dovrebbe essere la procedura, ma di una banalità, almeno per il nostro paese, estremamente innovativa.
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