A seguito della pubblicazione dell'articolo "Pianosa: le tartarughe premiano un'isola piena di trascurate bellezze" a firma di Angiolo Batignani la risposta del Parco su come vengono reivestiti i proventi del ticket.
Gentile Sig. Batignani,
approfittiamo del suo sfogo su Pianosa e sulla sua legittima domanda "perché devo pagare la quota al Parco" per ribadire che la quota o, meglio, il ticket del Parco, suddiviso con il Comune di Campo nell'Elba, viene reinvestito sull'Isola proprio per far fronte a quel degrado che lei denuncia.
In allegato una grafica con tutti numeri delle entrate e degli investimenti sulle nostre isole dal 2020 al 2022 tratta dal nostro bilancio di sostenibilità.
Spesso raccogliamo critiche sul fatto che Pianosa cada a pezzi, in effetti sull’Isola la gran parte degli edifici sono abbandonati e pericolanti, dopo che il borgo è stato lasciato dai suoi abitanti. Il compito del Parco è quello di occuparsi della natura e proteggerla, e non è proprietario di nessun immobile sull’isola di Pianosa. Ciononostante, questo Ente ha cercato di strappare al degrado qualche edificio e valorizzarlo, chiedendone la concessione all’Agenzia del Demanio, effettivo proprietario e trasformandole in servizi di fruizione turistico naturalistica.
Su Pianosa il Parco ha restaurato e sostenuto i lavori per far rivivere la Casa del Parco Villa Literno, la Casa dell’Agronomo e le Catacombe. Recentemente anche una sezione dell’Ex Carcere 41 bis nella diramazione Agrippa è stata sistemata e resa agibile alle visite. Insieme al Comune ha finanziato l'apertura di bagni pubblici e allestito il Museo delle Scienze Geologiche e Archeologiche, (quest'ultimo in stretta collaborazione con l'Università di Siena). Negli anni scorsi, inoltre, il Parco ha erogato finanziamenti alla Soprintendenza per il restauro dei Bagni di Agrippa e per attivare altri scavi archeologici e paleontologici.
Per capire a cosa serve il ticket basta un esempio: per recuperare la Casa dell'Agronomo, aperta al pubblico nel 2022, il Parco ha avuto una spesa importante di circa 2 milioni di euro, che non sarebbe stata sostenibile senza le entrate dei ticket di accesso all’isola, pagati al Parco dai suoi tanti visitatori dal 2000 al 2022 (1.114.386 euro) e con contributo di 300 mila euro del Ministero dell’Ambiente.
Il contributo che una singola persona fornisce pagando il ticket può essere giudicato tanto o poco, facciamo solo notare che sei lei mette 7 litri di benzina nella sua auto ha pagato di più di tasse di quanto paga un ticket per Pianosa. La differenza sostanziale è che nel primo caso lei non ha nessuna idea di come possa essere impiegato dallo Stato quanto da lei pagato, mentre nel secondo caso lo vede chiaramente, avendo contribuito al recupero di tutti gli edifici elencati.
Comunque, qualunque stimolo perché ci si occupi di recuperare parti importanti del paese come l’area del porto o il forte Teglia è sicuramente condivisibile. L’essenziale è avere chiaro chi è il proprietario e che il Parco più che reinvestire totalmente il ticket sull’isola (aggiungendo dal suo bilancio una quantità di risorse ben più elevate) non può fare.
A questo link è possibile consultare nel dettaglio quello che il Parco fa con i soldi pubblici:
https://sostenibilita.islepark.it/wp-content/uploads/2023/12/PNAT-BS2022_cap1-3_20231218_web-1.pdf