Recenti e accreditati sondaggi ci dicono che i partiti, ai quali l’articolo 49 della Costituzione assegna il compito di “concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”, godono non più del 4 % della fiducia degli italiani.
Un dato che forse non sorprende ma che può e deve preoccupare per la tenuta della democrazia e della convivenza civile del nostro Paese.
La crescita dell’assenteismo elettorale e lo spazio sempre più ampio in cui trovano linfa movimenti protestatari e populisti, sono il segnale della gravità della situazione a cui occorre porre al più presto rimedio. Per questo la politica deve abbandonare le cattive pratiche che rappresentano i partiti quali strumenti al servizio esclusivo degli interessi di ristretti gruppi di potere.
All’Elba, in questi giorni, avevamo una opportunità che, se colta, poteva dare il segno di una inversione di tendenza rispetto ad un sistema di nomine per il governo di importanti strutture pubbliche che tante critiche ha suscitato nel passato. Mi riferisco al rinnovo delle cariche dell’Autorità portuale, che è stato oggetto di animata discussione nell’Assemblea annuale degli albergatori svoltasi all’Hermitage martedì scorso e che a breve dovrà definirsi con la nomina del Presidente da scegliere all’interno di una terna proposta, tra gli altri, da una rappresentanza delle istituzioni elbane.
L’impressione è che ancora una volta non si è sufficientemente tenuto conto dei criteri previsti dalla legge e della professionalità che tale funzione richiede, privilegiando altre discutibili esigenze ed alimentando così ulteriore sfiducia e critiche nell’uso della politica.
Un’occasione persa anche per tentare di dare risposte unitarie da parte del territorio che dopo lo scioglimento dell’Unione e il risultato negativo del referendum per il comune unico, appare ancor più privo, salvo eccezioni, di progettualità comprensoriali condivise e delle conseguenti capacità operative. Sarebbe stato opportuno, infatti, che la indicazione delle candidature fosse scaturita da una preventiva consultazione di tutte le Amministrazioni comunali elbane, magari convocata dal comune di Portoferraio, anziché dalle singole proposte che la legge assegna ai due comuni che ne hanno formalmente diritto.
Insomma, un pasticcio che poteva essere evitato, dando trasparenza e credibilità ad un atto di buona politica ed affermando la volontà di un percorso unitario di cui l’Elba non può fare a meno se vuole vincere le difficili sfide del presente e del futuro.
Danilo Alessi