Italia Nostra esprime forti preoccupazioni per la ricomparsa nella VII COMMISSIONE PERMANENTE (Cultura, scienza e istruzione) il 23 gennaio 2025, della proposta n. 7.26, emendativa di alcuni articoli del Codice dei Beni Culturali (d.l. 22 gennaio 2004, n. 24) a suo tempo ritenuta dalla medesima commissione giustamente inammissibile. La proposta contiene tecnicamente l’intenzione di: “degradare il parere della soprintendenza in materia paesaggistica da vincolante a obbligatorio. Cioè a far venire meno uno dei capisaldi dell’attuale disciplina della tutela del paesaggio.
Si tratta di ben sette articoli del codice dei BB. CC. (nn. 143, 146, 152, 153, 154, 167,181) relativi alla parte terza; quella che articola organicamente la tutela dei Beni Paesaggistici.
L’evidente retrocessione dell’interesse verso il Paesaggio, a partire dalla modifica di queste norme che garantiscono la sopravvivenza degli aspetti più critici, costituisce un grave rischio al patrimonio di comunità diffusa.
Le norme non rappresentano utilità e forme di agevolazione o semplificazione dei processi produttivi, bensì hanno come fine la “cancellazione” delle valenze essenziali del paesaggio. Vengono rese immediatamente disponibili tutte le trasformazioni, le manomissioni e una ampia occupazione del territorio sottoposto ai criteri ed alle attenzioni dei Piani Paesaggistici. Non riguarda dunque che una parte del territorio nazionale, ma è quella giudicata dalla nazione, di estremo interesse naturalistico, storico, artistico del territorio. Gli articoli individuati cancellano dunque il parere “vincolante” retrocedendolo ad un mero consiglio nell’ambigua e inutile dichiarazione di “obbligatorietà non vincolante”.
Italia Nostra ritiene che le proposte violino i principi fondativi della civiltà e della cultura nazionale del paesaggio; le carenze di una doverosa azione di tutela contenute in questa definizione e l’opacità di un simile meccanismo burocratico, non possono mettere in crisi valori così importanti.
Non si può infatti arretrare sulle conquiste della pianificazione come logica individuazione di immobili ed aree sensibili ai valori del paesaggio (art. 143); i cui interventi sono possibili se compatibili ai criteri della congruità (art. 146); per le cave, le strade e tutte le modifiche di fortissimo impatto (art. 152); ma anche per i grandi cartelloni pubblicitari (art. 153); o per le tinteggiature che non possono essere liberamente offensive dei valori cromatici ed estetici riconosciuti nella natura e nei suoi sistemi (art. 154); accertando tutte le compatibilità delle proposte di nuovo insediamento in queste aree assai delicate (art. 167); là dove già eseguite trasformazioni senza autorizzazione vi è persino la possibilità di sanare purché accertato la compatibilità di eventuali correzioni (art. 181). Come può riscontrarsi si tratta di una disciplina: logica, organica e non vessatoria. Una conquista di civiltà che deve essere difesa da tutte le forze politiche parlamentari.