La prima casa è salva, tocca però alle seconde case e ai cosiddetti beni strumentali (negozi, laboratori, capannoni, strutture ricettive etc ) sostenere il minor gettito dell’Imu e soprattutto il disagio finanziario dei nostri Comuni. Questo è quanto traspare dalle informazioni pubblicate nei giorni scorsi sulla stampa locale.
Il problema è che alla fine si producono i medesimi risultati: diminuzione della capacità di spesa delle persone, aumento degli affitti, maggiore difficoltà per le aziende, già ampiamente provate dalla crisi e da un livello di pressione fiscale ormai insostenibile.
Questa ulteriore mazzata va a sommarsi agli ormai generalizzati aumenti su rifiuti e suolo pubblico, materie, oltretutto, sulle quali le associazioni piu volte hanno richiesto un confronto con le Amministrazioni Comunali elbane, confronto purtroppo che spesso è stato disatteso. Ci rendiamo conto delle difficoltà in cui molti Comuni sono costretti a muoversi, tra tagli, spending review , ecc. ma le categorie hanno sempre dimostrato la loro capacità di essere propositive, introducendo spesso e volentieri soluzioni valide ed, in questo senso, il confronto avrebbe probabilmente aiutato.
Con questo tipo di approccio i Comuni si assumono la responsabilità di penalizzare sempre di più le imprese, consapevoli che, così facendo, producono un accentuarsi della crisi, spingendo molte attività fuori dal mercato, con inevitabili ricadute negative sul piano occupazionale.
Le associazioni di categoria e le imprese prendono atto, di quanto gli amministratori e la politica tutta siano lontani dal paese reale. I nostri imprenditori sono la parte sana del paese, quella che ogni mattina apre la propria attività con la convinzione di potercela fare con le proprie forze, che ha dato al paese la stabilità fino ad oggi, che rischia però di morire asfissiata da un carico fiscale che non è più sopportabile.
Per ogni azienda che chiude, una catena incredibile di soggetti sarà coinvolta in negativo, una schiera di altre attività, in un vortice di contrazione i cui effetti stiamo vivendo da anni. Per questo vogliamo sperare, almeno in futuro, in una maggiore attenzione che dovrà concretizzarsi nella riapertura di un confronto serio su tutte queste tematiche; ed è ciò che chiediamo con forza, perché è evidente che di ben altro i nostri territori hanno bisogno.
CONFCOMMERCIO Isola d’Elba
CONFESERCENTI ISOLA D’ELBA
ASSOCIAZIONE ALBERGATORI ELBANI
CONFINDUSTRIA ISOLA D’ELBA
COLDIRETTI
CNA ISOLA D’ELBA
FAITA