I cacciatori in Toscana sono notoriamente una potente lobby, ma che sta perdendo rapidamente peso e con numeri in caduta libera. E’ quanto è emerso oggi al convegno “Strategie e proposte per l’equilibrio naturale del territorio: cinghiali, caprioli, daini, cervi e mufloni in Toscana”, organizzato dalla Regione Toscana all’auditorium del Consiglio regionale a Firenze.
Secondo la Regione «I cacciatori toscani che hanno esercitato l’attività venatoria nel 2012 sono stati 86.983, con un calo del 6,5% rispetto all’anno precedente. Erano 106 mila nel 2007, ma a metà anni ’90 se ne contavano circa 160 mila e nei primi anni ’80 erano 270 mila. Anche l’età avanza: il 55 % dei cacciatori attivi ha infatti più di 60 anni. Solo 3178 sono i giovani fra i 18 e i 29 anni. Diminuiscono anche le squadre di caccia al cinghiale che risultano 638 nel 2011, erano 668 nel 2006».
Mentre calano i cacciatori aumentano le popolazioni di ungulati che spesso gli stessi cacciatori hanno contribuito a far crescere o ad introdurre con politiche di “ripopolamento” venatorio che si dimostrano sempre più scriteriate. Ormai la Regione calcola che i cinghiali siano 180 mila e i caprioli più di 160 mila.
In un comunicato si legge che «Secondo una legge naturale, se calano i predatori (nella fattispecie i cacciatori) crescono le prede, nella fattispecie gli ungulati», ma ci si dimentica di dire che le politiche venatorie, spesso scritte sotto dettatura dei cacciatori, hanno prima consentito di immettere gli ungulati mentre non tenevano conto che chi li immetteva era una categoria già in vistoso calo da anni.
Ora si scopre che «I caprioli, che erano circa 140 mila nel 2007, sono diventati oltre163 mila nel 2011. I cervi sono passati dai circa 3600 del 2007 ai quasi 4200 del 2011. I daini erano circa 7600 nel 2007, sono diventati oltre 8400 nel 2011. E i cinghiali? Le stime dicono che i cinghiali sono il doppio di quelli che vengono abbattuti. Siccome i cinghiali abbattuti erano circa 80 mila nel 2007, e nel 2011 erano circa 90 mila, ne deriva che i cinghiali in Toscana sono all’incirca 180 mila, contro i circa 160 mila del 2007.
Anche per le altre specie sono aumentati gli abbattimenti: da circa 16 mila 700 caprioli abbattuti nel 2007, si è passati a quasi 23mila e 800 nel 2011. Per i cervi si è passati da 354 a 697, i daini da 1647 a 2171».
E’ evidente che i “predatori” cacciatori stanno intervenendo su una situazione fuori controllo per politiche venatorie sbagliate, così come è evidente che, data la situazione, non possono essere loro la soluzione e che la questione degli ungulati non può più essere trattata come un fatto “venatorio”, ma come una vera e propria emergenza ambientale, legata al forte impatto che i cinghiali e gli altri ungulati hanno sulla biodiversità, in particolare nelle aree protette.
Ma il fallimento della politica venatoria per gli ungulati è conteggiabile nei danni all’agricoltura: nel 2007 i danni risarciti per la fauna selvatica sono stati circa 2 milioni e mezzo e la Regione spiega che «L’81% per oltre 2 milioni di euro, erano causati dagli ungulati, il 69%, pari a 1 milione e 720 mila euro, dalla sola specie cinghiale. Nel 2011 l’ammontare in denaro dei danni risarciti è diminuito, per effetto dei sistemi di contenimento adottati ma in percentuale i danni da ungulati sono saliti all’83 % del totale.
Le colture più colpite risultano quelle cerealicole, seguono le colture viticole e le olivicole».
Se i cacciatori diminuiscono ed invecchiano, ancora più invecchiate sembrano le politiche di gestione faunistica troppo spesso associate all’attività venatoria tradizionale. Forse sarebbe ora di prenderne atto, prima che i “predatori” umani siano troppo pochi e troppo vecchi.
Non a caso dal convegno è emerso un imperativo categorico: «Dobbiamo riportare in equilibrio l’ecosistema» ed ha fatto bene l’assessore all’agricoltura della Toscana, Gianni Salvadori, a ricordare che «Il convegno di oggi serve per fotografare la situazione, prenderne atto ed elaborare, con l’aiuto degli esperti e dei soggetti preposti, le soluzioni scientifiche più adeguate. Quello di oggi non è un convegno che serve per parlare di caccia, l’attività venatoria è uno degli strumenti con i quali è possibile intervenire per il contenimento degli ungulati, ma non è certamente l’unico strumento». Prima l’assessore aveva sottolineato il principio di “responsabilità” e ribadito che «Si devono trovare soluzioni condivise per affrontare la questione del riequilibrio ambientale e naturale della regione».
Salvadori ha lanciato una proposta operativa: «Entro gennaio dobbiamo redigere un documento, che va condiviso con tutti i soggetti che hanno competenza e interesse in materia, per definire le modalità di azione da adottare subito, già nel 2014». I 330 – 340 mila ungulati toscani superano abbondantemente la media dell’Italia e avvicinano la Toscana all’Austria, il paese europeo con la più alta densità questi animali.
Salvadori ha concluso: «Dobbiamo affrontare la questione e riportare equilibrio questo non è un problema dei soli agricoltori, o dei soli cacciatori, è una questione che riguarda l’equilibrio dell’ecosistema e lo stesso paesaggio della Toscana. Dunque questo è un problema che riguarda tutti. Il 2014 è l’anno nel quale le soluzioni condivise vanno messe in atto, perché non più rinviabili».