Un nuovo patto sociale, da elbano ad elbano, da generazione a generazione, da cittadini a politici.
Di questo forse dovrebbe occuparsi chi da varie parti politiche o da semplice cittadino convinto a scendere in campo tenta oggi di costituire tavoli coraggiosi e – se vogliamo – “moralmente” rivoluzionari.
Non servono infatti estremismi per capire cosa c’è da cambiare e non ci sono prospettive politiche dalle quali non si veda la sofferenza amministrativa di chi si dichiara pronto al cambiamento ma non riesce ancora a tracciarne la strada.
Alle nostre comunità serve infatti in primo luogo il riconoscimento di una solidarietà che passi i confini delle categorie economiche (forse una moderna e più spendibile definizione di quelle che una volta avrebbero definito classi sociali) ed inverta un concetto che rischia di sortire l’effetto contrario di quanto vorrebbe.
Occorre infatti abbandonare gli inviti accorati a venire a “casa propria” per dire al contrario “sono disposto ad uscire dalla mia” per un progetto serio e credibile, una vetrina delle nostre migliori risorse che si trasformi in un laboratorio permanente delle idee e delle soluzioni.
Bisogna guardarsi negli occhi e dirsi che se questa isola non cresce, ne risentirà in primo luogo chi affida a tre mesi all’anno la propria sussistenza economica ma ciò sarà solo la più pesante delle conseguenze di un sistema ammalato di particolarismo in cui nessuno ammette più che il risultato di un imprenditore ha ricadute sull’intera società elbana e viceversa.
Occorre dire che non basta più gestire questo nostro immenso patrimonio ma che serve una spinta in più che non può che venire dalla professionalità e dalle esperienze fatte anche lontano da quest’isola, che oggi sono il sale del nostro futuro e non un pericolo alle nostre tradizioni.
Occorre dire tutti insieme che “l’ospedale non si tocca” e dirlo tutti allo stesso modo o magari farlo dire – senza demagogia – ai movimenti di studenti con la stessa spontaneità con la quale rivendicano condizioni di “vita scolastica” all’altezza della grande sfida che li aspetta e che dovranno combattere con le loro forze senza che il gioco delle responsabilità possa per loro cambiare qualcosa.
Occorre salire su un gradino fuori dalla mischia e guardare l’Elba prima di chiedersi chi sarà all’altezza di questa immensa e decisiva sfida.