In questi ultimi giorni l’isola d’Elba (come in tanti altri territori italiani) è in fermento per le rituali liturgie pre-elettorali di carattere locale.
Tra le prime prese di posizione suscitano in me ancora tenerezza le cicliche istanze isolazioniste del tipo “l’Elba agli Elbani” oppure di sedicente autonomia e distacco dalle realtà gerarchicamente superiori.
Ai diversi sognatori sarebbe bene ricordare il momento che stiamo attraversando e le ricette che a tutti i livelli sono in attuazione, per far loro comprendere quanto le loro visioni siano diversamente utili al nostro territorio, ieri come domani, “periferia” sia politica che culturale.
In una crescente scarsità di risorse centrali, i territori a minor valore numerico di popolazione e quindi di conseguenza politica, purtroppo, scontano e sconteranno il “gap” di rappresentanza circa le decisioni che vengono e verranno prese.
Tutti gli indicatori passati e quelli in arrivo ci dicono questo; basti pensare ad esempio alle rappresentanze presso le future provincie, dove siederanno i sindaci dei comuni con oltre 15.000 abitanti.
Per fortuna vi sono buone notizie che sembrano invertire questo trend, e tra queste il tentativo di coagulare il meglio delle risorse umane ed economiche messo in opera dalla neonata Fondazione Isola d’Elba, un tentativo unitario che vede nell’aggregare e nell’unione la via d’uscita dopo decenni di inneggio all’ autarchia.
Per queste ragioni taluni partiti che nel passato si erano eretti a paladini della “Elbanità”, alle passate elezioni politiche avevano inserito un nominativo del territorio spendibile, per raggranellare voti in funzione dei rais di Firenze e dintorni! Meno peggio aveva fatto il PD Elbano che portò alla vittoria delle primarie la Velo, la quale periodicamente è presso i nostri territori a cercar di perorare le molte istanze (vedi l’affaire riapertura tribunale).
L’isola d’Elba risulterà vincente e ben rappresentata solo quando unitariamente potrà sedere in pari dignità ai tavoli decisionali, parlando una sola lingua e portando in dote 32.000 persone; ogni altra soluzione è e sarà perdente; lo era prima in regime di vacche grasse, lo sarà oggi e domani in regime di vacche magre.
Chiudo con una riflessione su Porto Azzurro, dove è in arrivo un innalzamento tributario locale da spavento; con il senno di poi forse era proprio Porto Azzurro il comune piu’ interessato all’unificazione fallita nell’aprile 2013, rendendo oggi amaramente lontano il tempo quando qualcuno festeggiava al molo Massimo una inutile e costosa sovranità comunale.
Michele Mazzarri