Vedo solo ora il post relativo alla pubblicazione di quello studio sui costi dei piccoli comuni, rimasto poco tempo sul sito e lasciato senza commenti, salvo quello di Yuri Tiberto (vedi commento riportato in calce all'articolo): peccato che sembra si creda più alle favole che ai report scientifici di una studiosa come Sabrina Iommi dell’IRPET. Ma purtroppo all’Elba succede così e mentre qualche comune affonda e tanti comuni non sanno cosa affidare ai sindaci che verranno, si costituiscono associazioni, iniziative, studi comparati sullo sviluppo, fondazioni senza fondamenta che fanno finta di non accorgersi che l’Elba non decolla perché non ha una gestione unitaria e i piccoli feudi restano ampiamente ancorati ai loro feudatari senza continuità. Tutto questo mentre tanti piccoli i comuni del continente si sono fusi e ora godono di notevoli risparmi di scala e copiosi contributi pluriennali di Stato e Regione per aiutare i loro cittadini ad uscire dalla crisi. Riusciranno i nuovi signori che usciranno dalle urne in questa tornata elettorale a pensare ad un‘Elba unita per affrontare i temi dei trasporti, dell’ambiente, della sanità, della scuola, dei servizi e soprattutto del turismo, senza farsi la guerra l’un contro l’altro? Oppure i costi della gestione singola di ogni comune, senza più le entrate di una volta, paralizzeranno ogni iniziativa costringendo i poveri cittadini, proprio come ai vecchi tempi, a soffocare per le tasse? O saranno le gestioni associate di tutti i servizi comunali, imposte ai quattro comuni sotto i tremila abitanti ma col supporto di qualche comune limitrofo per raggiungere i cinquemila “utenti“ (e sempre rimandate ma ora in scadenza a giugno), riusciranno ad avviare un percorso virtuoso per arrivare finalmente al comune unico Isola d’Elba? Noi del vecchio ma sempre presente Comitato ce lo auguriamo vivamente e confidiamo che i candidati sindaci studino attentamente il saggio della Iommi per i loro programmi e gli elettori ne traggano le dovute conseguenze.
Gabriele Orsini
L'articolo è accattivante, anche se a mio parere i veri costi della politica non sono certo quelli relativi alle due lire che prende un amministratore locale, ma alla sua enorme discrezionalità nello sperperare cifre enormi per opere spesso più che discutibili. Detto questo, tutti i ragionamenti espressi sono semplicemente ERRATI E FUORVIANTI. Le tabelle si basano su dati del 2010, e oggi non hanno alcun valore. Gli amministratori sono stati più che dimezzati, nei piccoli Comuni, e solo ridotti in quelli medio-grandi. Diventa tutto chiaro nella seconda tabella - reperibile nel link - dove si parla di 15 amministratori per i Comuni sotto i 3.000 abitanti, quando in realtà, oggi (o domani, alle prox elezioni) non potranno essere che 6, mentre la fascia CU (30/50.000) scende solo da 30 a 24. Ed ecco che tutti i dati sballano.
Yuri Tiberto