Ho letto l'intervento del Dott. Barsotti sulle soluzioni per affrontare il problema del randagismo. Condivido quasi tutte le perplessità dell'amico Michele, ma ritengo necessario esprimere il punto di vista dei Ragazzi del Canile, l'associazione che rappresento, sulla questione. Un anno orsono il Vice Prefetto Daveti, al quale va il nostro ringraziamento per il grande impegno profuso, iniziò ad occuparsi del randagismo all'Elba, attraverso il diretto coinvolgimento delle associazioni di volontariato locali. Dopo la proposta di una convenzione tra i comuni elbani e le suddette associazioni, mai approdata ad un accordo, si è profilata, su nostro suggerimento, l'ipotesi di realizzare una struttura "leggera" all'interno del Carcere di Porto Azzurro. Qualche giorno fa, presso Prefettura di Portoferraio, si è tenuto l'ennesimo incontro per chiarire le posizioni degli amministratori sulla proposta. Una riunione molto partecipata per gli standard isolani: presenti i rappresentanti di molti comuni, della USL, del Corpo Forestale, di tre associazioni di volontariato. Assente assolutamente ingiustificato, visto il ruolo svolto nelle recenti questioni riguardo il (fu) progetto comprensoriale di Colle Reciso, il Sindaco di Capoliveri. L'idea di realizzare un canile di prima accoglienza nella Casa di Reclusione è, a nostro avviso, una delle migliori soluzioni per superare lo storicamente irrisolto problema: il rifugio, realizzato in economia, accoglierebbe, per il periodo necessario a trovare altre sistemazioni, i cani randagi di tutto il territorio elbano e sarebbe gestito da una cooperativa di detenuti con il supporto dei volontari animalisti locali. Sarebbero superati quindi in un solo colpo i problemi che finora hanno impedito la realizzazione del canile comprensoriale: i costi di realizzazione e gestione e, soprattutto, l'individuazione di un area che non generi conflitti con i residenti. Completa la disponibilità dell'amministrazione carceraria, nell'ottica dei programmi di formazione e reinserimento dei reclusi, dando all'iniziativa anche un forte valore sociale. Una soluzione ideale, con l'unico limite (e qui concordo pienamente con le valutazioni del Dott. Barsotti), della visibilità degli animali che, comunque, potrebbero essere portati fuori del carcere dai volontari per incontri con chi intendesse adottarli. Ma, come spesso accade nella nostra isola così bella e complicata, non sono mancate le opposizioni alla proposta, stavolta sull'inedito asse tra Enpa e Comune di Porto Azzurro. E se la posizione di Simoni può essere compresa alla luce di preoccupazioni sul consenso dei suoi elettori, quella dell'Enpa è sinceramente spiazzante: perché osteggiare quella che appare come l'ultima possibilità, probabilmente, di trovare un accordo tra gli otto Comuni sul progetto del canile? Le motivazioni tecniche (difficile accessibilità per i volontari, tempi di realizzazione) appaiono deboli a fronte dei molteplici vantaggi. A questo punto ci domandiamo se le priorità siano altre. Sicuri che esportare i cani elbani verso i canili del continente sia la strada migliore? E per chi? Certamente per i rifugi convenzionati che hanno tutto l'interesse a mantenere per tempi lunghissimi all'interno delle loro strutture i poveri animali a spese delle amministrazioni dell'isola. Ci chiediamo se i nostri sindaci abbiano messo in conto una proiezione dei costi sul lungo termine (oltre al conferimento degli animali sul "continente", il mantenimento a tempo indeterminato di una ventina di cani ogni anno). Il totale rischia di diventare astronomico. Siamo convinti che, sfruttando per l'alimentazione i resti della lavorazione dei cibi della mensa carceraria ed organizzando una rete estesa per gli affidamenti (in questo modo riusciamo a gestire i cani da noi ospitati, 12-15 nuovi arrivi ogni anno, e siamo sicuri che possa funzionale anche per una struttura più ampia), gli animali mantenuti all'isola non graverebbero troppo sulla collettività. Senza dimenticare la possibilità di controllare e verificare direttamente la condizione (e la presenza!) dei cani fino al loro affidamento. Quindi ben vengano i box per l'accoglienza temporanea previsti per il versante est ed ovest dell'isola, ma solo con il preciso impegno di dotare al più presto l'Elba di un vero Canile.
Andrea Tozzi per "I Ragazzi del Canile"