Anche ai più distratti non può sfuggire lo stato di oggettivo degrado in cui oggi Portoferraio si trova, dal centro storico ai quartieri di periferia senza soluzione di continuità. Ci ritroviamo una città morta nello spirito dei suoi cittadini, una città smarrita per aver dovuto prendere atto che la politica locale ha mancato ogni occasione per riscattarla dal troppo lungo ed insopportabile stato di ristagno economico, sociale e culturale in cui la si è ridotta, oltre ad essersi imperdonabilmente prestata ai continui perversi piani colonizzatori di matrice continentale. Inettitudine, insipienza, mai disgiunta da incompetenza, e disinteresse al bene comune hanno sin qui predominato. Le istanze che salivano dalle categorie economiche e dalla cittadinanza nel suo insieme sono state disattese per la mancanza di una visione strategica della città di medio-lungo respiro tesa a ridarle quello smalto internazionale che meritava e che merita .
La responsabilità della classe politica
La miopia politica locale ha impedito di prevedere i possibili sviluppi in termini di ripresa e di crescita economica con l’omettere, in particolare, di puntare su un turismo di qualità percettibile come tale a livello internazionale, di mettere in atto concrete azioni volte alla riqualificazione ed al consolidamento del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura, del terziario tutto, e di impedire nel silenzio più assordante la spoliazione dei tanti, troppi sacrosanti diritti di cui siamo stati largamente privati (di una sanità dignitosa ed efficiente; di una scuola decorosa, funzionale ai processi di maturazione e di sviluppo delle innate capacità critiche dei nostri studenti; di una Sezione staccata del Tribunale di Livorno; di una portualità turistica e commerciale degna di essere tale; di un polo culturale di caratura internazionale, in ultima analisi di portare agli onori della cronaca internazionale e di dare conseguentemente quello smalto in termini di immagine reale sul piano turistico ad una città come la nostra unica al mondo per quanto racchiude in sé di straordinario ed irripetibile sul piano delle bellezze naturalistico-ambientali, storiche, culturali, archeologiche, artistiche. .
Una città da vivere
I Portoferraiesi vogliono voltare pagina per vivere in una città molto diversa da quella in cui da troppi anni si sono ritrovati a vivere… una città animata anche d’inverno dove giovani e meno giovani si sentano, non solo fieri di abitarvi, ma anche e particolarmente bisognosi, uscendo di casa, di trovarvi punti qualificati di riferimento cultural-valoriale in grado di intrattenerli per una loro crescita interiore umana, civica, culturale e di svago sano, che consenta loro di sentirsi coinvolti nelle scelte che non dovranno mai più essere imposte. Una città da respirare, da vivere, da amare sempre più proprio in rapporto a quanto di unico è in grado di offrire, in parallelo ad un serrato perseguimento di obbiettivi strategici tali da ridare fiato gli ambiti socio-economici in cui si articola la città .
Nella nostra città occorre un cambio traumatico di rotta che può e deve avvenire impedendo di mandare in Comune soggetti privi di quella schietta , genuina e disinteressata passione civile da mettere unicamente al servizio dei cittadini tutti.
Un programma di sviluppo della città
Occorre un sindaco che sappia ascoltare la cittadinanza nel suo insieme affinché ne scaturisca un obbiettivo di sviluppo coralmente condiviso tale da riportare Portoferraio al meritato ruolo di primo piano nel contesto turistico quantomeno europeo. Occorre un programma di sviluppo della città che sia frutto di una serrata disamina dell’attuale status per vederne ed intercettarne le modalità tattiche per riportare il periodo turistico attivo da marzo al febbraio successivo in armonia con le restanti realtà istituzionali elbane.
Siamo un’isola unica al mondo per incomparabili bellezze di ogni tipo e partendo da quanto ereditato dal passato prefiggersi concreti obbiettivi strategici facenti perno solido sul turismo per dare lavoro alle imprese del settore ed ai tanti giovani in cerca di lavoro, lavoro che può essere dato in misura maggiore dando impulso all’imprenditoria medio-piccola privata, togliendo una volta per tutte le mani del pubblico dalle “partecipate” esistenti del tutto improduttive privatizzandole cum judicio, ma privatizzandole senza se e senza ma .
Gli interessi corporativi
E’ ora di una forte spallata al balordo sistema innescato nel nostro contesto cittadino foriero purtroppo di tante insensate iniziative del passato. Ci sono uomini e donne in grado di dare il meglio sotto ogni aspetto per riportare la città ad un momento di nuova rinascita con un patto fortemente ispirato da valori civili, da un’idea di governo della cosa pubblica portoferraiese che muova dalla sensibilità e capacità di interpretare la fase storica e socio-economica che la città sta vivendo e la conseguente necessità di proiettarla coralmente con coraggio e senso di responsabilità verso un futuro più solido ed armonioso economicamente e socialmente.
Voltare pagina a Portoferraio significa innanzitutto cambiare il modo di pensare il programma amministrativo di mandato, cioè una proposta di governo della città da subito comprensibile per tutti i cittadini scevra da malcelati ingannevoli sottintesi, allargare le potenzialità turistiche della città ai periodi dell’anno tradizionalmente deboli grazie alla realizzazione di una serie di imprescindibili servizi strategici infrastrutturali.
Una direzione di marcia in definitiva differente da quella sinora tenuta per una città ed un’isola che hanno le capacità e l’ambizione di recitare un ruolo da protagonista nelle dinamiche economico-turistiche almeno europee. Cambiare passo vuol dire combattere contro le incrostazioni, interessi corporativi, pessime abitudini consolidate, consuetudini amministrative aberranti, perfino il linguaggio che dal politichese deve ritornare alla facile comprensione di ogni comune cittadino.
Un esame di coscienza per chi si candida a Sindaco
Sulla stampa locale da giorni si legge di cittadini che si autocandidano per la carica si sindaco della città. Non sorprende questo, perché ogni cittadino può aspirare a quella importante quanto gravosa poltrona, ma ogni cittadino che si appresta a fare un tale passo dovrebbe quantomeno fare un serio ed apporofondito esame di coscienza per capire, con umiltà, se possiede le caratteristiche di competenza, di passione civile, di caratura politico-amministrativa, di corale visibilità politica acquisita nel tempo presso la pubblica opinione per la sua attiva, o meno, presenza nelle battaglie cui avrebbe dovuto sentire il bisogno di esserci in prima fila quando era un gioco la spoliazione reale dei nostri diritti alla salute, ad una scuola degna di essere tale, ad avere un Tribunale. Chi ha la legittima ambizione di candidarsi, si faccia con umiltà un serio esame di coscienza ed eventualmente sappia anche fare, dimostrando maturità civica, un passo indietro per lasciare ad altri il compito del governo della città.
Quando si ha l’ambizione di candidarsi, si dica chiaramente, e da subito, perché e che cosa ci spinge a fare un tale passo, chi ci supporta e chi ci sta dietro, quale sarà il programma di mandato, cosa si ha in mente di attuare per una città come la nostra che è unica al mondo.
Occorre umiltà abbinata a tanta onestà etico-intellettuale, mai disgiunta da comprovata competenza, oltre ad una naturale socievolezza relazionale con tutti i cittadini al di là del loro status sociale ed infine un carattere fortemente decisionista in piena autonomia da input esterni, e allora potremmo davvero dire di avere voltato pagina nel governo di Portoferraio.