Il 10 febbraio in Italia si celebra la “Giornata del Ricordo”, un giorno dedicato alla memoria delle oltre 15.000 vittime delle foibe e dell’esodo di 350.000 Italiani costretti a fuggire dall’Istria, dalla Dalmazia, e dalla città di Fiume a causa dei tragici eventi storico politici della seconda Guerra Mondiale. Poco si sapeva fino a pochi anni fa della drammatica vicenda delle foibe, di cosa fossero e quali atrocità vi fossero state compiute.
Un genocidio, che coinvolse migliaia di persone senza distinzioni politiche, razziali e sociali o di sesso ed età, fu condotto dall’allora maresciallo Tito e dalle sue truppe jugoslave. Uomini, donne, bambini furono gettati vivi nelle cavità carsiche e qui morirono senza un perché. Si salvò solo chi riuscì a fuggire. Con legge 30 marzo 2004, n° 92 il Governo Italiano ha sancito l’“Istituzione del “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e per la concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”. ‘ Dobbiamo ricordare, la storia ce lo impone. Il 27 gennaio di ogni anno si celebra il giorno della memoria, per non dimenticare la strage del popolo ebraico, avvenuta proprio durante la seconda guerra mondiale. Oggi, 10 febbraio ricordiamo un altro genocidio, altrettanto feroce, altrettanto crudele che ci ha segnato profondamente come popolo, come Nazione. Un evento che sottolinea ancora una volta quante atrocità furono compiute con il secondo conflitto mondiale e che l’uomo tanto ha fatto e tanto ha subito, ma deve e può imparare dai suoi errori. Ecco perché voglio citare le parole del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che nello spiegare il significato del giorno del ricordo così si pronunciò nel 2006 “"L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro".
Il sindaco del Comune di Campo nell'Elba
Vanno Segnini