Il video M5S che invitava i visitatori a chiedersi cosa avrebbero fatto se si fossero trovati con Laura Boldrini in macchina ed il commento del deputato “cittadino” Massimo De Rosa sulle parlamentari del PD arrivate in Parlamento grazie alle loro abilità nel sesso orale hanno generato un forte dibattito sul sessismo in casa M5S.
Ma ciò che ha indignato, anche fuori dal piccolo contesto italico, è stato l’assalto alla Presidenza della Camera dei Deputati da parte di circa 30 adepti M5S, cosa mai accaduta in una democrazia liberale.
I metodi di questo movimento oligarchico, sono perfettamente paragonabili agli approcci dei regimi totalitari: delegittimazione dell’individuo e suo pubblico schernimento, apologia della violenza verbale ed indimidatoria, tentativo di liberticidio verso gli altri partiti, volontà di presa del potere come partito unico, attacco pretestuoso a tutti i simboli istituzionali, Napolitano per primo.
Ma vengo adesso alle questioni di sostanza.
Voglio provare a spiegare nella maniera più chiara possibile perché sono convinto che, su queste basi, il Movimento 5 Stelle non potrà realizzare gli ideali che sostiene, e anzi rappresenterà un ulteriore elemento di delusione e allontanamento dalla politica.
E’ certo che il PCI è sempre stato un partito oligarchico e poco democratico internamente (ricordiamo il famoso centralismo democratico); questo però non ha impedito al PCI di rappresentare, nel periodo fra la Resistenza e i primi anni Settanta, un elemento di effettivo progresso e di effettiva tutela dei ceti subalterni.
Questa posizione il PCI la svolse compiutamente passando anche attraverso dialettiche di convergenza e di contrapposizione frontale con l’allora Democrazia Cristiana, cosa che aiutò il nostro paese in delicati passaggi storici.
In questo appena trascorso 2013 il M5S ha avuto diverse chance per iniettare nel sistema nuovi anticorpi ed abbattere le innumerevoli tossine che lo affliggono (governo di scopo, riforma elettorale, riforme istituzionali), ma ha sempre opposto un “niet” in quanto il loro programma non ammette simili accordi con i partiti.
Quando si fa politica sul serio si scopre che la realtà non ci permette di realizzare tutti gli obiettivi programmatici e si impone fare delle scelte, cioè di dire che certe cose sono prioritarie e certe altre è necessario rimandarle: ed è su questi punti che ci si divide e ci si scontra, anche fra persone che condividono valori e obiettivi generali.
Ma, a quanto sembra, questo è esattamente ciò che Grillo e Casaleggio non vogliono (e bisognerebbe chiedersi perché), volendo “telecomandare” i loro parlamentari senza se e senza ma.
In mancanza di un tale lavoro, è facile prevedere che il gruppo parlamentare si scoprirà diviso al proprio interno, e gli scontri che ne conseguiranno porteranno abbastanza rapidamente alla dissoluzione del M5S; in questo senso, mi sembra che, con le sue ultime scelte, Grillo e il M5S siano diventati un ulteriore ostacolo alla salvezza del nostro Paese.
Andreotti negli anni ‘80 proclamava “piazze piene, urne vuote”; con questo sintetizzava perfettamente l’animo dell’elettore italiano, il quale in fondo in fondo chiede di essere governato e non portato verso “rivoluzioni” da parte dei Masaniello di turno.
Paradossale ma anche paradigmatica è stata una vignetta comparsa su un giornale online a metà dicembre, dopo il “bluff” a Roma del movimento dei forconi inopinatamente aizzato dal M5S; in questa vignetta si vedeva un intervenuto “forcone” che con aria sconsolata affermava alla stampa: “secondo i Forconi sono presenti non oltre 2000 poliziotti” ! .
Michele Mazzarri