Scrivo nella duplice veste di isolano (e quindi ferajese) di fòri e di elettore di SEL. Da ambedue i punti di vista, devo dire di essere deluso da tutto quello che sta accadendo. Andiamo con calma. L’affermazione per cui le due giunte Peria sarebbero state disastrose è ingiusta e paradossale e non giova né a stabilire la verità dei fatti né a impostare una giusta critica. Però, se in questi dieci anni (tanti sono), anche con la giustificazione della crisi (o, meglio, declino) e anche uscendo dalla drammatica gestione del centrodestra, si è formato nella percezione della popolazione l’immagine di “Mortoferraio”, qualche spiegazione ci dovrà pur essere.
Guardando al futuro, dico subito che il video diffuso dalla Giunta Peria non mi è piaciuto. Non poteva piacermi perché io sono uno di quei visionari che pensano che il vero sviluppo del futuro sia la decrescita felice e il tornare a coltivare le colline e le montagne; e che, forse, in un’isola mediterranea si possa andare in bicicletta piuttosto che con SUV monumentali. Invece il video di Peria, a più riprese, ci propone il frusto rimedio dell’edilizia come medicina per tutti i mali: fame di case, occupazione, recupero urbanistico, risanamento ambientale. Si sa che non è così. La costruzione di sempre nuovi volumi alimenta la bolla edilizia e la speculazione senza risolvere i problemi dei cittadini, così come l’apertura di sempre nuovi parcheggi aggrava il traffico e basta. Soprattutto quando i centri storici vengono lasciati al loro destino. Seguendo una sindrome, ormai preoccupante nel PD, si vede come temi riguardanti l’ambiente, il benessere e la qualità della vita dei cittadini, se non anche la cultura, siano percepiti in maniera marginale. E’ un errore. Non ho competenze nel settore turistico ma leggo un po’ ovunque che i luoghi turisticamente di successo sono quelli che hanno successo primariamente presso la comunità che vi risiede tutto l’anno. Se ne poteva parlare di questo, si potevano chiedere lumi a chi ne sa più noi. La autoreferenzialità è un altro dei difetti del PD, un partito che ha dimenticato un insegnamento molto semplice: parlare è sempre facile; è la capacità di ascoltare che è difficile.
Una città come Portoferraio, e un territorio come quello elbano hanno bisogno di un progetto vero e di alto profilo.
La politica non è il mio mestiere ma qualche osservazione mi sento spinto a farla. Da elettore di sinistra trovo impensabile che il PD sbatta la porta in faccia a SEL pensando che SEL è un partito in declino, che il PD in veste renziana può farcela da solo e che i giochi, con la destra divisa in tre da una parte e il M5S dall’altra, sono fatti. Io non sarei così tranquillo.
Da un po’ di tempo vedo il PD di Portoferraio chiuso verso le istanze che vengono dalla sinistra prossima. Male, perché di idee, in SEL ce ne sono ancora. Ma, forse, le mie sono soltanto vaghe speranze più che convinzioni reali. E allora, forse, è meglio reimpostare il problema. Vorrei timidamente e, forse, ingenuamente, invitare i due contendenti a rimettere i cittadini e i loro interessi (quelli comuni, quelli di tutti) al centro del problema e a pensare che la politica vera è l’arte del possibile. Non voglio pensare che possa esserci un prossimo governo di Portoferraio con il PD come maggioranza unica e tre opposizioni diverse, in un gioco al massacro che non serve a nessuno e in cui i cittadini sono scomparsi dalla scena. Non voglio neanche pensare ad un Comune amministrato da una destra improvvisamente e strumentalmente ricompattatasi attorno al dono imprevisto di una esplosione del centrosinistra.
Portoferraio (l’Elba, in generale) hanno di fronte un cambiamento ineluttabile. Volendo schematizzare, e utilizzando una metafora cromatica, da una parte si imbocca la strada verde e blu del rinnovamento autentico, fatto di attività a zero consumo di suolo e di elevata qualità ambientale, economica e culturale. Dall’altra si imbocca una strada dai diversi colori di grigio: dal cemento all’asfalto al fango delle alluvioni. Ci sarebbe anche da progettare, insieme con le altre Amministrazioni, il futuro Comune Unico ma questo, temo, è cosa che arriverà dall’alto, fatta con la squadra e con il righello invece che pensata in maniera opportuna.
Non ho mai creduto alla parabola “tanto sono tutti uguali”. Non siamo tutti uguali. Voglio sforzarmi di credere che esista un’isola in cui la sinistra sia ancora capace, con umiltà e spirito di servizio verso la collettività, di dialogare e di dire “qui faccio un passo indietro io, lì lo fai te”. Ho ancora la speranza di vedere una sinistra che non è più soltanto quella delle nomine e di uno sviluppismo che ipoteca il futuro delle generazioni avvenire (già, l’avvenire…).
Vi rivolgo tre domande, PD e SEL.
Secondo voi, è più importante poter dire che si è avuto ragione e che la si è spuntata (via Tizio dalla lista, dentro Caio che è uno dei nostri) oppure presentare agli elettori un progetto vero, del quale la giunta sarà interprete e garante con credibilità e autorevolezza e non, o non solo, ingombrante protagonista a tutti i costi?
E’ più importante dire “andiamo avanti da soli” (PD) e “faremo un’opposizione costruttiva” (SEL) oppure “troviamo insieme un punto di equilibrio perché dobbiamo risolvere i problemi delle persone”?
E’ più importante parlare a sé stessi o saper ascoltare le domande che vengono dall’esterno?
Semplifichiamo: si stila una lista gerarchizzata dei problemi e, su quella, ci si mette d’accordo. Non è semplice, certo, ma la realtà è sempre e per sua natura complicata. La bravura delle persone consiste proprio nel portare a sintesi la complessità trovando le soluzioni. E anche in tempi rapidi, perché il tempo stringe e gli elettori stanno aspettando.
A questo punto, l’unica mia certezza è quella di essermi inimicato tutti: PD, SEL, destra e via dicendo. Ma quello che ho scritto, l’ho scritto per passione e basta.
In conclusione, ha ragione Sergio: chi ha più capo, l'adoperi.