Già da tempo si è chiesto all'Amministrazione Comunale di Portoferraio di intervenire in ordine alla riapertura dell'accesso alla spiaggia denominata “ Cala Dei Frati”. I cittadini elbani ed i turisti sono costretti ad accalcarsi nella spiaggia delle “Ghiaie” quando a poca distanza vi è la bellissima spiaggia della Cala Dei Frati, che a causa della (a mio parere) illegittima chiusura (ad opera di privati), della preesistente servitù di passaggio è da troppo tempo interdetta al pubblico.
E' palesemente ingiusto nei confronti degli abitanti ed antituristico che tale spiaggia resti chiusa e inutilizzata.
La popolazione chiede con forza che questa sia restituita a tutti, ponendo in atto le procedure necessarie ( riapertura della servitù, esproprio del precedente passaggio, costruzione di un piccolo passaggio o passerella via mare).
L'Amministrazione, recentemente, ha sbagliato nel progetto della “Gattaia” e nel progetto “ Water Front”, sottraendo una bella fetta di mare nello splendido golfo di Portoferraio e non tenendo conto della richiesta contraria della maggior parte della popolazione.
Questa volta, si spera, che l'Amministrazione Comunale operi a favore della legittima richiesta dei cittadini, tenendo conto, una volta tanto, della loro volontà.
Luciana Gelli
Cara Luciana
La questione che sollevi è sacrosantamente giusta. A braccio ricordo che a parte Giovanni Fratini (personalmente convinto che sia meglio che la Cala resti chiusa e ci si possa accedere solo - bagnandosi i piedi e gli stinchi - dalle Ghiaie, passando per la ormai distrutta spiaggetta del Bagno delle Donne) tutti i competenti amministratori di Portoferraio dell'ultimo quarto di secolo, avevano preso solennemente l'impegno (poi non mantenuto) di ricondurre la Cala dei Frati alla pubblica fruizione.
Nel frattempo per ben due volte la Cala dei Frati ha aperto, come paradigma della vergogna, i Dossier nazionali di Legambiente su "Il mare in gabbia", e (vedi foto) è stata pure obiettivo di un Blittz di Goletta Verde. A più riprese la questione è stata sollevata da diverse testate nazionali e, solo personalmente, su questo argomento sono stato intervistato sia da La7 che da RAI2.
Di più, mi risulta (e mi risulta a ragion veduta poiché fui uno dei "sentiti") che su quella vicenda qualche anno fa stesse indagando la Guardia di Finanza.
Tutto ciò non ha però prodotto nulla di concreto, non ha modificato lo stato delle cose e l'unica risposta - peraltro ufficiosa - che mi fu fornita dall'amministrazione comunale fu che non si poteva semplicemente procedere al ripristino del sentiero sul quale erano passate generazioni di ferajesi ".. perché non risultava in alcuna cartografia" (!)
A quel punto, mi pare Legambiente, obiettò che comunque anche se il ripristino del vecchio accesso non era possibile, ricorreva l'urgenza di crearne uno nuovo che poteva magari innestarsi sul tratto finale di quello (visibilissimo) privato. Suggerimento ovviamente ignorato.
Che dirti Luciana? "Vuolsi così colà dove si puote/ciò che si vuole, e più non dimandare"? No.
Non lo so, se come dici tu, tutti i cittadini chiedono con forza la riapertura, temo anzi che la maggioranza dei ferajesi non abbia neppure più contezza dell'esistenza di quella spiaggia e della sua sottrazione al naturale uso pubblico, ma sono certo che è giusto tornare a sollevare il problema ed inchiodare l'Amministrazione Comunale alla responsabilità di porre fine ad una inadempienza ormai storica.
Ultimamente abbiamo visto i cittadini unirsi in comitati tesi a sollevare questioni di differenziata importanza, ora, visto che la cronaca di questi ultimi mesi ci ha posto "casi" a ripetizione di vecchie e nuove predazioni, non mi parrebbe fuori luogo si creasse dal basso, un gruppo di persone che si impegnasse per il diritto della cittadinanza isolana (e dei suoi ospiti) di raggiungere liberamente le spiagge.
sergio rossi