Nell’intervista a Greenreport il Sen Ferrante del Pd si mostra preoccupato nei confronti del partito chiamato a risposte impegnative sull’ambiente che devono essere tempestive e chiare se non vogliamo rischiare il fallimento. La risposta all’incalzare degli eventi per Ferrante non può che essere la green economy che dovrebbe perciò essere al centro dei prossimi appuntamenti del partito sui temi ambientali. E ieri infatti a Roma il partito ha discusso di questi problemi ribadendo che la green economy appare ancora una volta come il passaggio fondamentale e risolutivo se non esclusivo delle politiche ambientali. Ma non è così. I beni comuni, le alluvioni, il consumo di territorio, la distruzione del paesaggio e della natura richiedono risposte normative, programmatorie, di governo e gestione che come ha ricordato qualcuno in questi
giorni ci riportano al Berlinguer che immette l’ecologia nella politica e nel governo della società. Molto di più insomma della green economy che ruota gira gira soprattutto intorno alle energie rinnovabili che possono anch’esse incidere non positivamente sul territorio, il paesaggio, l’agricoltura sostenibile etc etc. Ferrante dovrebbe saperne qualcosa dal momento che al Senato è impegnato a sostenere una legge sui parchi assai poco aperta a quel coinvolgimento istituzionale e politico che lui raccomanda al partito. Gli ecodem sul loro sito scrivono al riguardo cose opposte a quelle che si trovano sul Forum sulla biodiversità sempre sito del Pd. In quali sedi e con chi quella legge è stata discussa nel pd e non solo? A Roma Stella Bianchi ha fatto un accenno alle aree protette ricordandone il ruolo fondamentale nella tutela della biodiversità e che hanno bisogno oggi in particolare di rafforzare il loro rapporto con i comuni.
Ma questo rapporto oggi più di ieri dipende innanzitutto dal ruolo che i parchi e le aree protette potranno assumere in una politica di sistema che è stata smantellata al punto che il ministero è capace solo di tagli mancando da tempo di qualsiasi regia nazionale.
Il presidente Enrico Rossi ha incontrato proprio in questi giorni il ministro Clini per concordare politiche marine nell’area del Giglio e dell’Arcipelago. Ma la legge che piace tanto a Ferrante le regioni e proprio sulle aree protette marine le espelle e le confina in un ruolo del tutto marginale mentre l’europa chiede loro e giustamente un ruolo sempre più impegnato nel Mediterraneo.
Ciò che emerge in maniera sempre più preoccupante è al contrario una crescente conflittualità tra le stesse associazioni ambientali accusate dal presidente di Legambiente di praticare nientepopodimeno un ambientalismo alla bamby tutto uccellini e fiori. Ed è un caso che su queste questioni neppure tra gli ecodem e le iniziative di partito è rarissimo registrare la voce di chi è impegnato ogni concretamente su questo delicatissimo fronte. Ho visto interventi anche di ex ministri che sui parchi –se vigesse ancora l’autocritica- dovrebbero battersi sonoramente il petto ma no di chi deve vedersela con le Prestigiacomo di turno.
Le politiche ambientali in soldoni o diventano politiche di governo nazionale, regionale e locale o restano inni al.. vento dell’eolico il che implica politiche di programmazione, di coesione (oggi abbiamo anche un ministro alla coesione)
i cui ultimi vagiti risalgono alla ‘nuova programmazione’ di Ciampi. Per ripartire bisogna però cambiare passo e musica e deve farlo anche Ferrante oltre al Pd che può farlo se ne discute con gli interessati come abbiamo cominciato a fare come Gruppo di San Rossore e faremo il 21 settembre in San Rossore nel nostro appuntamento nazionale.
Renzo Moschini