Che a Rio le cose siano andate male non è una sorpresa ma questo ovviamente nulla toglie alle giuste preoccupazioni sul suo deludente esito.
Da taluni commenti tuttavia emerge qualche novità rispetto al passato che riguarda non soltanto le assenze del ‘grandi’ ma anche le presenze dal ‘basso’ che hanno connotato generalmente questi grandi eventi specie a Rio. La novità sembrerebbe -stando almeno a taluni commenti- che anche la sempre più affollata presenza non ‘istituzionale’ appare spesso disperdersi in un rivendicazionismo frantumato che fatica sempre più ad assumere connotati tali da mettere in rete nelle diverse realtà e situazioni. Le due facce della stessa medaglia sembrano entrambe faticare sempre più a diventare punto di riferimento una per i governi e le istituzioni e l’altra per i movimenti più o meno organizzati e radicati nelle varie realtà planetarie. In soldoni, per un paese come il nostro che già faticava a rispettare taluni obiettivi e accordi sottoscritti a Rio come a Kioto cosa si può e si deve fare perché le due facce della medaglia trovino finalmente un terreno comune di impegno e iniziativa per la difesa della biodiversità terrestre e marina , del paesaggio, del suolo, del clima e così di seguito? Se persino su una legge che fu approvata praticamente alla unanimità come quella sui parchi e le aree protette riusciamo a litigare di brutto con accuse vecchie come il cucco e dinanzi a disastri come le alluvioni non riusciamo ad assicurare né gestioni istituzionali adeguate non solo prima ossia nella fase decisiva della prevenzione ma neppure dopo ossia nella fase della cura per cui protezione civile è diventata un focolaio di infezione speculativa cosa facciamo? Qui l’Europa non ci chiede nulla? E noi cosa ci chiediamo? Qui le forze politiche e le istituzioni hanno le carte in regola? Certo che no. Né basta dire ora ci vuole l’economia verde che a Rio si è detto rischia di diventare un’altra via di fuga ossia una fregatura proprio per i più poveri e fonte di buoni affari per i più ricchi?
Il dibattito politico sul piano nazionale ma anche regionale è sintonizzato su queste lunghezze d’onda? O anche sul fronte riformista quello più impegnato oggi nella difese dei beni comuni si fatica e non poco a mettere in relazione quelle due facce della medaglia? Che in questa situazione il parlamento, il governo, le regioni e gli enti locali appaiono spesso ancora procedere –quando procedono- ognuno per conto suo non è confortante.
Né mi pare possa aiutarci molto una bella indigestione di primarie e di Leopolde per tutte le stagioni.