E’ proprio vero che non si finisce mai di imparare. Sembra che, grazie all’investitura popolare, i consiglieri comunali, di maggioranza o di minoranza non importa, anche se hanno conoscenze professionali di tutt’altro genere, abbiano il potere di deliberare perfino su questioni storico scientifiche, sostenendo e verbalizzando la bontà o l’inadeguatezza di una tesi rispetto a un’altra.
Veniamo al fatto. E’ noto che la cosiddetta zecca di Marciana, che i consulenti del sindaco ritengono un monumento dove si batteva moneta a partire dal XVI secolo, è stata riconosciuta da alcuni archeologi e studiosi come uno straordinario ipogeo etrusco scavato nel granito.
Ebbene: il consiglio comunale di Marciana, con deliberazione n. 31 del 28 agosto 2014, ha deciso che “ il giudizio tecnico-scientifico del Professore (Giannoni, consulente del Sindaco, ovviamente ancorato sull’ipotesi ‘zecca’: nota di chi scrive) venga autonomamente acquisito agli atti dell’odierna seduta quale parte integrante e sostanziale del verbale. Maggioranza e minoranza concordano sull’opportunità di produrre un separato e autonomo documento a carattere atecnico che, prendendo spunto dalle conclusioni scientifiche cui giunge il prof. Giannoni, chiarisca alla cittadinanza il punto di vista condiviso del Consiglio Comunale rispetto all’intera vicenda”.
E tutto questo all’unanimità, 9 voti su 9 consiglieri presenti (erano assenti solo Luigi Logi e Maurizio Mazzei). Non posso che complimentarmi e, vista la coesione consiliare, in nome della democrazia e della scienza sono pronto a cospargermi il capo di cenere e a ritirare la mia ipotesi (scassagonadi anzi che no) di tomba ipogea etrusca in quel di Marciana. Se mi ci volete, signori consiglieri, mi appropinquo al vostro gruppo pro zecca, vengo anch’io … Ma prima di diventare un seguace dell’ipotesi da voi caldeggiata, vorrei che mi scioglieste un noderello. Eccolo: sulle locandine relative alla zecca, distribuite a una discreta quantità di visitatori, c’è scritto testualmente: “La Zecca di Marciana insiste su una struttura ad ipogeo scavata in un banco di granodiorite, identificabile come una sepoltura gentilizia d’epoca ellenistica datata tra il IV e il I secolo a.. C.”. E’ proprio ciò che voi il 28 agosto scorso avete negato all’unisono, concordi con Giannoni. E allora, come la mettiamo? Vi assicuro, signor sindaco e signori consiglieri e signori consulenti, che il testo di quella locandina non l’ho scritto io. Forse che, sotto sotto, qualcuno di voi è convinto che la zecca sia in realtà un ipogeo etrusco? Insomma: parlatevi, decidetevi, trovatevi d’accordo e farete di me un sostenitore coscienzioso delle vostre supposizioni ‘scientifiche’.
Cambiando prospettiva e ritornando su toni di serietà professionale, oserei dire, illustre sindaco ed egregi consiglieri, che la verità storica non può essere trasmessa alla cittadinanza per delibera consiliare. Va da sé che a definire chi ha ragione saranno le ricerche future. A mio avviso succederà come per la Torre di Marciana Marina: attribuita con consulenza scritta al XII secolo e ai Pisani da uno storico (a dir la verità la sua professione era un’altra) della zona submontana del Capanne, essa è oggi universalmente ritenuta del XVI secolo e di committenza appianea, proprio come avevo avuto l’ardire di affermare tanti anni fa.
Ma se sul ‘dilemma’ zecca/tomba etrusca (a mio parere si tratta di un ‘caso’ fittizio, ma ognuno si tenga pure l’opinione che gli aggrada) sono pronto a scherzare, altrettanto non sono disposto a fare quando il consiglio comunale, trascrivendolo in un verbale, fa proprio il seguente pensiero del suo consulente: “ Nella sua relazione il Giannoni contesta altresì il metodo unilaterale e personalistico con il quale lo Zecchini e il … (omissis) si sono approcciati alla vicenda zecca”.
Tali espressioni, altamente inopportune in un atto consiliare, e per di più tendenziose, mi lasciano davvero perplesso, per usare un eufemismo. La verità, documentabile, è che più di un anno fa, per la precisione il 21 agosto 2013 verso mezzogiorno, subito dopo aver maturato la convinzione che la zecca altro non era che un clamorosa tomba sotterranea etrusca, sono andato nell’ufficio del sindaco per comunicarglielo. La medesima cosa ho fatto telefonicamente, nel tardo pomeriggio, con il progettista incaricato dal Comune, arch. Silvestre Ferruzzi, allora in Sicilia, facendogli presente la mia disponibilità ad approfondire la questione in qualsiasi momento. Non sono mai stato contattato né dal primo né dal secondo. Sarebbe questo il “metodo unilaterale e personalistico” che secondo Giannoni e secondo il consiglio comunale avrei adottato?
Dunque: al riguardo si informi meglio il Giannoni, si esprimano finalmente il sindaco e il Ferruzzi dicendo come sono andate le cose; sia più prudente il consiglio comunale e non si permetta più di citare il mio nome in un contesto negativo e per me dannoso quantomeno sul piano morale. E infine sia chiaro: non accetto lezioni di comportamento e di correttezza né dal Giannoni, né dal sindaco né dai consiglieri del Comune di Marciana.
Michelangelo Zecchini