La scena politico-economica non sembra lasciare molto spazio e visibilità a questioni pur drammatiche come quelle ambientali.
La fanno da padrone, infatti, lo spread, gli esodati, le pensioni, gli statali ma le grane ambientali ci sono eccome e non sono né poche né di poco conto anche per le forze politiche e le istituzioni centrali e periferiche. Va pure aggiunto che si tratta di un terreno in cui più che in altri ambiti le corresponsabilità politiche e istituzionali appaiono più marcate. E più che in altri ambiti –anche questo va sottolineato- sebbene Roma porti pesanti e innegabili responsabilità non poche né trascurabili sono quelle delle regioni e degli enti locali pur sottoposti a tagli che i ministeri finora non hanno conosciuto nelle stesse proporzioni.
Una questione insomma su cui anche sul piano internazionale si assiste a flop clamorosi come quello di Rio che non possono certo consolarci o farci sentire meno ‘colpevoli’ e responsabili per le grane nostre.
Ci sarà pure una ragione se proprio su questi temi e problemi si susseguono appelli al Presidente della Repubblica, alla stampa con petizioni e molte altre iniziative volte a incalzare la politica, le istituzioni ritenute –giustamente- responsabili di una situazione intollerabile. Le questioni purtroppo non sono nuove; alluvioni, cementificazione, scempi al paesaggio, distruzione di biodiversità a terra e a mare, nuovi e più seri sono però i rischi derivanti dalla mancanza di politiche in grado di cambiare rotta.
E se i tagli incombono e incidono pesantemente va subito aggiunto che scelte sciagurate o comunque destinate a rendere impraticabili politiche serie ed efficaci di pianificazione e di programmazione territoriale non dipendono esclusivamente dai costi ma dai limiti crescenti di un governo del territorio che non riesce a sintonizzare e raccordare i diversi livelli e soggetti istituzionali. Gli esempi che si possono fare anche per quanto riguarda la nostra regione sono numerosi e li abbiamo fatti già molte volte. Sta per iniziare il cosiddetto tour sul paesaggio dell’assessore Marson e a parte i luoghi di tappa previsti c’è da augurarsi che i protagonisti non siano solo i comuni e la regione perché la ‘concertazione’ di cui c’è urgenza e bisogno riguarda anche altro soggetti che stanno in troppi casi facendo scena muta. Difficile parlare di PIT e di nuove politiche regionali per l’ambiente e il paesaggio senza le autorità di bacino, le aree protette nazionali, regionali, provinciali e locali che in troppi oggi considerano protagonisti di serie B o –peggio- solo dei rompiscatole magari perché si preoccupano anche dei carciofi della Piana e del lardo di Colonnata. E lo sono anche quei comitati e quei gruppi di cittadini che hanno riscoperto i beni comuni e vogliono occuparsene direttamente senza deleghe a chicchessia.