Sono femmine, cinesi di origine, in grado di deporre fino a 100-150 uova senza accoppiarsi, e mettono kappaò i castagni del marcianese. Si parla dell'insetto detto Cinipide, lungo 2 mm e di colore nero con zampe giallo-brunastre. Ma all'ombra della fortezza pisana non ci si arrende, e dopo l'introduzione di un insetto antagonista, da parte di Regione e Comune, ecco che l'associazione Pedalta entra in azione e innesta nuove piante, sperando che in 5 anni diano frutti sani. Quindi non c'è solo l'Elba che soffre e subisce, c'è un Elba che sa reagire in concreto. Elbani infatti in crisi nei trasporti marittimi problematici in inverno, conditi di sfide tra armatori, o per la sanità che taglia e offre un emozionante viaggio in elicottero, in caso di emergenza. E l'elenco delle criticità potrebbe proseguire, con le tante discariche presenti nella macchia mediterranea, i crolli stradali riesi, un tribunale che chiude poi forse riapre, droga proposta agli studenti delle superiori. E mentre accade tutto ciò i volontari, evitando di andare in depressione, agiscono per la salute ambientale che dovrebbe essere la base della vita. Sono infatti scesi in campo, o meglio nel bosco, i “pedaltesi” che hanno fatto più di 100 innesti sui castagni di san Cerbone, per costruire nuove piante sane al posto di quelle improduttive o colpite dal Cinipide, l'insetto vorace, in grado di far diventare le castagne un ricordo. Luana Anselmi, presidente del sodalizio, ha ottenuto di nuovo l'impegno di due big della scienza forestale per lavorare alla rinascita dei castagneti marcianesi. Sono intervenuti nel bosco il professor Alberto Maltoni dell'Unifi, docente di Produzioni di biomasse forestali ed erbacee e del suo braccio destro il dottorando in Scienze forestali, di Marciana Marina, Leonardo Antonello. “Abbiamo ripetuto quello che facemmo un anno fa- commenta Antonello- e che una bufera aveva compromesso. Siamo tornati col professore, spiegando ai volontari gli innesti per rigenerare castagni che non producono frutti di qualità, convertendoli, in cinque anni, in un frutteto che darà castagne del miglior tipo, la Marrone dell'Elba”.
Ma il cinipide che fa nel frattempo? “Saranno fatte varie potature ad hoc e controlli delle galle dell'insetto e comunque è stato diffuso nell'ambiente l'antagonista”. Ecco che tutti lavorano per un futuro più roseo alla zona marcianese, dotata di grande quantità di castagni tra cui alcuni secolari. “Tra un mese sarò di nuovo all'Elba- fa eco Maltoni- per controllare gli sviluppi della nostra attività è importate parlare di questo impegno per l'ambiente naturale è di fondamentale importanza e si può puntare alla salvaguardia del castagno”. “Gli esperti- commenta Vincenzo Anselmi dell'associazione - ci ha insegnato tecniche d'innesto del castagno diverse dalle nostre tradizionali e attendiamo che ci venga data in comodato d'uso quest'area di castagneti, che sarebbero solo da legname, per proseguire l'azione innovatrice. La zona è minacciata anche da mufloni e cinghiali. E' stato introdotto l'insetto antagonista Torymus Sinensis, per cui bisogna evitare di bruciare ramaglie nei boschi perché si rischia di ammazzare l'antagonista. Si potenzi l'informazione su questi aspetti. Il nostro ambiente va curato centimetro per centimetro. Nella valle di Patresi abbiamo fatto anni fa degli innesti con mio zio Ruggero, ora abbiamo piante stupende, tenute con amore, le nuove e i vecchi castagni”. “Ringraziamo il professore e il suo assistente- conclude Luana Anselmi - ci ha fornito preziose nozioni di cura del castagno per portare avanti l'innesto e le successive potature. Andiamo avanti col progetto, anche se servirebbero dei fondi in quanto sono necessarie attrezzature per ripulire il terreno dal legno di potatura ed altro. Abbiamo bisogno, insieme ad altri, di curare questa pianta, che è stata tanto preziosa nei tempi difficili del passato sfamando coi frutti tante famiglie”.