Frequentando costantemente, per tutti i 12 mesi dell'anno, i nostri boschi ed essendone un attento osservatore, sia della flora che della fauna, ho constatato che l'infestazione dei castagni da cinipide galligeno (dryocosmus kuriphilus) è tutt'altro che migliorata (anche se, per debellarla, occorrono svariati anni), nonostante lo scorso anno, proprio in questo periodo, siano stati effettuati alcuni lanci dell' insetto suo antagonista selettivo naturale, il torymus sinensis. Ho notato, infatti, che le piante di castagno colpite, anche quest'anno presentano un massivo attacco del parassita, che infestò dapprima i castagneti del marcianese e del campese e, successivamente, quei piccoli castagneti presenti nei comuni di Rio nell'Elba, Porto Azzurro e Capoliveri. Il segno inequivocabile del dilagare di questa parassitosi l'ho evidenziato la scorsa settimana, quando ho accertato che l'unico castagno presente nel centro cittadino di Portoferraio, quartiere Consumella, fino ad ora rimasto indenne probabilmente per la distanza, è stato inesorabilmente colpito. C'è dunque ancora tanto da fare e poco tempo per agire: molti castagni delle zone infestate per prime sono seccati o stanno seccando e andrebbero abbattuti, per evitare che la loro caduta provochi danni alle piante circostanti e per cercare di provocarne un ricaccio di polloni dal piede. Probabilmente i lanci di torymus sinensis non sono stati sufficienti: bisognerebbe informarsi su quale sia stata la condotta tenuta in quelle zone, come il Mugello, la Garfagnana e l'Amiata, dove la coltura del castagno rappresenta un'importante voce dell'economia locale e dove sembra che la lotta al cinipide abbia conseguito evidenti risultati. E' comunque indubbio che la situazione debba essere monitorata e tenuta attentamente sotto controllo, se non vogliamo che, tra qualche anno, i nostri castagneti siano solo un triste ricordo.
Giacinto Mosso