Greenpeace sta partecipando a un sopralluogo subacqueo sulla nave Costa Concordia - per verificare alcuni aspetti strutturali sommersi dello scafo e possibili conseguenze ambientali del disastro - a sostegno del collegio tecnico di difesa di alcuni naufraghi, difesi dagli Avvocati Leuzzi e Rienzi. L'operazione è stata regolarmente autorizzata dall'Autorità Marittima e dalla Procura della Repubblica di Grosseto.
"Questa è una fase delicata sia per la vicenda processuale che per le prossime operazioni di recupero della nave Concordia. - spiega Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace, presente al sopralluogo - Vogliamo dare il nostro contributo per chiarire alcuni aspetti del naufragio e aiutare le vittime nella ricerca di una verità complessa".
Nella fase di recupero della nave è necessaria maggior trasparenza, ricorda Greenpeace. Il progetto presentato, infatti, non è privo di rischi ambientali che si giustificano solo con la prospettiva di scongiurare danni più gravi, dovuti alla lunga permanenza in mare della nave. Con il rapporto Toxic Costa [1], pubblicato a febbraio di quest'anno, Greenpeace ha reso note alcune valutazioni sulle sostanze pericolose presenti a bordo della nave, oltre al carburante fortunatamente in gran parte rimosso senza conseguenze ambientali.
"Il 28 giugno scorso, Greenpeace e altre associazioni hanno chiesto all'Osservatorio di monitoraggio per il recupero della nave Concordia di poter essere ascoltati. È trascorso più di un mese e non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta. - commenta Giannì - Siamo di fronte allo stesso muro di gomma eretto dalle regioni Toscana e Liguria, che non hanno mantenuto la promessa di convocare un tavolo tecnico per discutere dei problemi del Santuario dei Cetacei e delle possibili soluzioni".
La regione Toscana e la regione Liguria avevano promesso a Greenpeace di riunire, entro lo scorso novembre, un tavolo tecnico per affrontare i numerosi problemi del Santuario dei Cetacei [2], un'Area Protetta creata per tutelare il Mar Ligure e l'Alto Tirreno, ma mai realmente rispettata. Il Santuario resta ancora "un parco di carta": solo dopo il disastro della Costa Concordia sono state prese alcune misure per limitare i passaggi ravvicinati alle coste delle grandi navi e prevenire disastri come la dispersione in mare - avvenuta al largo dell'Isola di Gorgona, il 17 dicembre 2011 - di decine di tonnellate di sostanze tossiche. Un altro disastro, per fortuna solo sfiorato, è stato quello del mercantile turco Mersa2 che lo scorso primo giugno si è incagliato all'Isola d'Elba [3]. Gli enti locali non possono far finta di ignorare che nel Santuario restano troppe questioni insolute.
Link:
[1] Rapporto "Toxic Costa": http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/toxic-costa/
[2] Briefing "Quale futuro per il Santuario dei Cetacei?":
http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/quale-futuro-per-il-santuario-dei-cetacei-nel-mar-ligure/
[3] Briefing "L'incidente del Mersa2 all'Isola d'Elba" :
http://www.greenpeace.org/italy/it/ufficiostampa/rapporti/Lincidente-del-Mersa-2-allIsola-dElba/
Video incidente Mersa 2: http://www.youtube.com/watch?v=A3YIYiCl7Og
Contatti:
Serena Bianchi, ufficio stampa, 342.5532207
Alessandro Giannì, direttore Campagne Greenpeace, 340.8009534