Caro direttore,
L’Unità conferma quotidianamente quanto ormai siano incalzanti e complessi i problemi e i guai ambientali non solo per noi.
Vorrei però osservare che sembra appannarsi sempre più il rapporto, l’intreccio tra vicende economiche e governo del territorio ossia delle politiche ambientali. C’è giusta soddisfazione,ad esempio, per i dati che riguardano la greeneconomy dove il nostro paese sta facendo notevoli progressi. E’ chiaro che questi successi rendono meno impattante l’economia sull’ambiente. Ma l’ambiente per quanto riguarda il regime dei suoli, la tutela del paesaggio, la difesa della biodiversità e il ruolo delle aree protette mai così malmesse e allo sbando non derivano da nuove politiche economiche. Le politiche ambientali al contrario sono una condizione indispensabile anche per l’economia a partire dalle energie rinnovabili.
Ed è su queste politiche ambientali che la politica nazionale, regionale e locale segna il passo. Lo stesso titolo V non ha certo impresso ad esse quello stimolo che era legittimo aspettarsi per non continuare in un conflitto che non giova a nessuno come abbiamo già potuto verificare.
E non si tratta di una novità perché sui piani di bacino come su quelli dei parchi il silenzio è calato con la Prestigiacomo e poi con i governi Monti, Letta fino a quello attuale il cui ministro dell’ambiente andrà pure a Parigi ma che in borsa ha davvero poco.
Renzo Moschini