Le vicende ambientali in Toscana sono tornate a turbare di brutto il dibattito politico istituzionale. Non è una novità naturalmente lo è però il fatto che questa volta dalla nostra regione a differenza di altre stagioni non tiene la scena come esempio, ‘modello’ da seguire. E se in passato il nostro operato trovò sostenitori autorevoli come Antonio Cederna coinvolti in operazioni di portata nazionale come la istituzione del Parco di San Rossore oggi voci come quella di Asor Rosa o di assessore come Anna Marson vengono non solo respinte ma bistrattate e sbeffeggiate se denunciano vicende preoccupanti come quella della Apuane.
Anche la fase preelettorale in cui la nostra regione era riuscita ad approvare le due leggi sul piano del paesaggio e sui parchi da tempo attese aveva visto emergere contrasti e contraddizioni di cui si sta pagando ora il conto.
Innanzi tutto nel rapporto con la politica nazionale. E’ noto infatti- anche se in troppi sembrano averlo già dimenticato- che il nuovo titolo V ha notevolmente penalizzato il ruolo delle regioni ‘meritatamente’ come Renzi e la Boschi hanno voluto sottolineare vantandosene. Enrico Rossi eludendo la questione scabrosa dell’insuccesso regionale si era limitato a dire che la Toscana si sarebbe sicuramente avvalsa delle possibilità offerte dalla legge alle regioni di acquisire nuove competenze specie in talune materie come i beni culturali. Una sfida che la Toscana avrebbe affrontato da par suo.
Purtroppo l’attuale panorama politico-istituzionale toscano dimostra quanto si sia lontani da una presenza capace di incidere –come da tradizione- nel contesto nazionale che proprio sulle questioni ambientali resta tutt’altro che chiaro e per molti versi decisamente confuso e preoccupante. E non solo per le Trivelle ma anche per scioglimento del CFS, l’abolizione delle province, i parchi nazionali in piena confusione e senza soldi e senza piano. Il Santuario dei cetacei è ancora privo di una gestione seria nonostante il passaggio di Schettino. Da qui anche l’opinione sempre più diffusa che proprio in campo ambientale quanto e più che in altri ambiti non vi sia più differenza tra i vari partiti e schieramenti politici. Già a Bersani furono rivolte da più parti critiche per la latitanza del Pd su questi temi.
D’altronde anche in Toscana sarebbe impresa imbroba trovare pezze d’appoggio valide per ricostruire una posizione di partito attendibile. Ricordo un tentativo degli Eco-dem di qualche anno fa a sostegno di Rossi finito non si sa dove. Nonostante le due nuove leggi regionali il quadro resta invariato. Che le Apuane come San Rossore o la Maremma abbiano non pochi problemi specie dopo che le province sono state traslocate armi a bagagli a Firenze. Che ne abbiano non di meno la Val di Cornia come alla Piana, come in tutta la costa dove imperano ancora chiacchere mentre l’Arcipelago Toscano è sotto chiave ministeriale, non dovrebbe aver bisogno di ulteriori prove. Ma già nella discussione sulle due leggi avvertimmo chiaramente che si era ben lontani da posizioni comuni a partire dal Pd. Basta seguire qualche sito per averne le più clamorose conferme. Mi chiedo e lo chiedo alla regione e ai suoi assessorati; quando si parte? Certo se si continuerà a fare come sulla legge ungulati gestita dall’assessorato all’agricoltura quando dovrebbe essere noto – ma evidente non lo è- che la Toscana nella gestione degli ungulati grazie proprio ai suoi parchi ha negli anni realizzato con successo varie esperienze. Certo mettere mano alle doppiette è più facile e sbrigativo che studiare bene le cose confrontandosi senza insultare. Ora insulti Asor Rosa ora chi contesta la legge sui cinghiali ora chi non gradisce una Super -Peretola. Enrico Rossi che in un bel libro sulla Toscana ha ricordato l’esperienza non dimenticata della presidenza Bartolini glielo faccia leggere. Intanto però non lasci a loro di sputtanare la nostra regione.
Renzo Moschini