In relazione alla problematica della continua diminuzione della fauna marina dell’isola d'Elba, l'Associazione Pesca Sportiva di Cavo che ha a cuore la salvezza del nostro mare e la tutela della fauna, pone all’attenzione delle Autorità competenti questo documento, affinché siano esaminate le questioni segnalate.
Purtroppo, in questi ultimi 10 anni abbiamo riscontrato una progressiva diminuzione dei pesci del nostro mare sia nel numero che nella taglia ed anche la scomparsa addirittura di alcune specie ittiche come ad esempio il gattuccio maggiore.
E’ noto il grande danno alla fauna marina provocato dalle paranze che pescano a strascico ed anche dalle zaccarene che agiscono con rete a circuizione, per cui su 10 chili pescati solo circa 2 chili sono validi per la vendita di pesce, mentre 8 chili sono costituti in prevalenza da novellame sotto misura, pesciolini morti che vengono ributtati in mare. Pertanto non vogliamo occuparci di questo problema anche se è molto importante, perché riguarda la fascia del mare lontana al largo dell’Isola, vogliamo invece far notare come sia soprattutto problematica la pesca professionale costiera, fatta con le reti di posta (tramagli) e con nasse per i polpi, perché, mentre per i pescatori dilettanti è attualmente proibito l’uso dei tramagli e il massimo numero delle nasse che possono calare in mare è limitato a solo due, per i professionisti non esiste limite all’uso di tali metodi di pesca e quindi per tutto l’anno le nostre coste sono circondate completamente con reti e nasse. Anche in questo caso vengono gettati in mare molti altri pesci morti quando quelle reti sono salpate, dopo essere rimaste in fondo al mare per molti giorni. Altro danno viene dalle corde piombate dei tramagli calati sul fondale, che si incastrano tra le praterie di Posidonia oceanica, creando un ulteriore danno all’ecosistema marino.
Se venissero imposti dei limiti nella lunghezza delle reti calate in mare e nel numero delle nasse per ogni barca di pescatori professionisti, sarebbe questa regolamentazione una cosa molto positiva.
Ci sono altre norme da stabilire per la tutela ambientale e del patrimonio ittico, ad esempio creare delle aree marine protette come ci sono in altri mari dell’Italia, perché qui all’Elba praticamente non esistono, abbiamo solo una piccola area marina intorno allo Scoglietto di Portoferraio. Occorre quindi creare alcune altre aree marine protette, lungo le coste elbane, da rendere vietate alla pesca per un periodo congruo, con una specifica turnazione tra di loro.
Massima importanza infine sarebbe limitare la pesca sia professionale sia dei dilettanti, nei periodi di riproduzione, quando i pesci si riuniscono in aree marine ristrette a tale scopo. Situazione complicata da regolamentare in mare, perché diversamente da ciò che avviene sulla terra nella caccia alla selvaggina, interdetta in un unico periodo, la riproduzione dei pesci avviene in momenti diversi secondo la specie. Ma ricevendo indicazioni da biologi marini esperti si potrebbe limitare la pesca sia per i professionisti che per i dilettanti in periodi diversi, secondo la specie, ad esempio aprile-maggio-giugno per i polpi, ottobre-novembre e dicembre per le orate, marzo ed aprile per le tannute.
Per il Consiglio Direttivo dell’Associazione Pesca Sportiva di Cavo
il Presidente Mario Mellini