Ho letto su Greenreport l’intervento di Ferruzza di Legambiente toscana sull’incontro previsto a giorni Piombino sui parchi. Pochi mesi con gli stessi amici di Legambiente partecipai -sempre a Piombino- ad un dibattito in cui intervenne anche un amico francese e e Sbrilli per la Val di Cornia, dove discutemmo più o meno gli stessi problemi. Nell’occasione anticipai che come gruppo di San Rossore stavamo preparando un incontro nazionale al parco di San Rossore in cui con le associazioni ambientaliste, ma anche con molti altri soggetti, avremmo voluto rilanciare una riflessione sul ruolo delle nostre aree protette che proprio nel ventennale della legge si era avviato lungo una china rovinosa e non per colpa certo della legge 394.
L’incontro in San Rossore c’è stato – Legambiente non è intervenuta anche se aveva aderito- e questa riflessione c’è stata come si può vedere anche da alcuni contributi reperibili sul nostro sito ( www.sanrossore.it) specialmente da parte di Carlo Alberto Graziani, Carlo Desideri, Cesare Lasen, Luigi Piccioni alcuni dei quali hanno avuto anche importanti responsabilità nei nostri parchi nazionali.
Non essendo stato invitato come Gruppo vorrei perciò fare qualche osservazione.
Ferruzza sottolinea, come Legambiente fece già nel precedente incontro di Piombino -ma anche al Congresso nazionale di Federparchi- che un passaggio chiave per rimettere a fuoco il ruolo delle nostre aree protette bisogna dopo 20 anni rivedere la legge quadro. Fu già questa la messa cantata che accompagnò lo sconfortante dibattito al Senato sul testo poi fortunatamente perso per strada, che aveva solo il piccolo difetto di dimenticare che la legge 394 è stata -e male- modificata già da anni; l’ultima mortificazione, quella inflitta dal nuovo codice dei beni culturali che ai piani dei parchi ha sottratto –di questi tempi!- il paesaggio. Non mi risulta che all’argomento sia stato dedicato neppure un emendamento tra i tanti che hanno circolato per poi meritatamente sparire.
Ma a qualcuno risulta che la programmazione nazionale dei parchi tra stato e regioni prevista dal decreto Bassanini che doveva rinsanguare la legge 394 dopo le abrogazioni al riguardo, sia stata in qualche modo ripresa in considerazione prima e dopo il ventennale?
Che sia colpa della legge quadro se oggi il parco dell’Arcipelago non ha ancora il consiglio di amministrazione o le aree protette marine che al senato dovevano essere ‘rilanciate’ siano ridotte da ricovero e sempre l’Arcipelago sia da anni in attesa di una perimetrazione al riguardo?
Va rivisto si il ruolo dei parchi e delle aree protette ma nel senso innanzitutto che la legge va ripristinata, attuata e rispettata.
E’ proprio di quel ruolo pianificatorio che la 394 affida ai parchi che c’è bisogno oggi in una situazione ambientale cosi grave e a crescente rischio. Risulta a qualcuno che anche dopo la Prestigiacomo di questo si stia discutendo al ministero ma anche nelle regioni? In Toscana ,esempio, l’unico riferimento ai piani dei parchi si trova nella legge sul piano energetico in cui è detto che essi devono conformarsi a quello energetico! Sbrilli ricorda la Val di Cornia e le Anpil. Per la Val di Cornia nella passata legislatura regionale fu stabilito dalla Commissione ambiente che doveva diventare parco regionali sul modello degli altri tre. Qualcuno ne ha notizia? E delle Anpil che giustamente si disse dovevano impegnare di più le province -ora in dissesto- qualcuno sa qualcosa?
Sappiamo, invece, che i presidenti dei parchi regionali devono farlo gratis e –ultima della serie- che la tenuta di San Rossore ex presidenziale dovrebbe essere gestita da Firenze. Insomma ci sono varie cose tranne che una nuova buona legge regionale.