In Nuova Zelanda ad un fiume sacro ai Maori che evidentemente non pensano solo al rugby e alla coppa america, sono stati riconosciuti diritti giuridici di persona fisica.
E’ la prima volta al mondo e nella storia che accade un fatto così significativo ed importante. Il fiume si chiama Wanganui, scorre nella parte nord dell’isola ed il popolo Maori ha lottato per 170 anni (quindi più generazioni) perché il loro fiume sacro continuasse ad essere considerato tale. Il governo neozelandese però è andato ben oltre le aspettative. Non solo questo fiume lungo 145 km. Continuerà ad essere sacro, ma avendo raggiunto lo status di PERSONA FISICA, chiunque d’ora in poi violerà le sue acque, o comunque ne arrechi un danno, sarà penalmente perseguibile. Il governo ha inoltre stanziato un fondo di 30 milioni di dollari per ripristinare le acque che negli anni erano divenute sede di discariche e sfruttamento.
La tribù degli IWI che vive nelle terre attraversate dal fiume sacro con questo atto governativo hanno visto riconosciuto il diritto che sancisce il fatto che il loro benessere psico-fisico è legato direttamente al benessere del loro fiume. Il Wanganui è stato definito “ESSERE INDIVISIBILE E VIVENTE CON TUTTI I SUOI ELEMENTI FISICI E SPIRITUALI”.
Questo sarebbe poi un principio ed un ragionamento del tutto ovvio per ogni essere vivente, se ci fermassimo a riflettere un po’ sul fatto che noi veniamo dall’acqua, che siamo fatti per la maggior parte d’acqua, che ogni forma di vita milioni di anni fa è iniziata con l’acqua e dall’acqua, capiremmo che dobbiamo portare rispetto ad ogni corso d’acqua, ad ogni piccola sorgente, ad ogni rivolo, ad ogni goccia.
E invece guardo le acque dell’Arno, del Tevere, del Sarno, del grande Po, e non solo. Guardo il nostro mare e tutti i mari invasi da rifiuti chimici, dalla plastica, sovrasfruttati dalla pesca eccetera eccetera, e penso che dai popoli dell’altro mondo abbiamo ancora molto da imparare.