Il dibattito sul dopo alluvioni si è incrociato con gli Stati Generali della Cultura e il ‘memorabile’ discorso (così definito da Il Sole 24 Ore) di Giorgio Napolitano che non a caso ha ricordato la sua visita a Vernazza alle Cinque Terre, colpita un anno fa da una disastrosa alluvione. Il merito dell’incontro all’Eliseo è stato proprio quello –partendo dalla cultura e ricerca- di ricondurre problemi e situazioni diverse ad una visione d’insieme da cui proviene un forte richiamo alle responsabilità della politica e quindi ‘pubbliche’ ma anche e non di meno delle responsabilità dei privati. Il bilancio delle nostre politiche e non solo di spesa nei confronti del suolo, del paesaggio, del nostro patrimonio artistico, culturale e della ricerca è sconfortante.
‘Abbiano alle spalle una lunga storia di piani per la difesa del suolo, l’ultimo del 2010, con cui si stanziava credo un miliardo; ebbene, è una lunga storia di piani, di stanziamenti via via disgregatisi, persisi per strada, non portati a compimento. Questa è la dura storia, questa è la realtà.’ Così Napolitano che non ha mancato di aggiungere ‘del peso crescente di una oramai impraticabile foresta legislativa e normativa che crescere da una settimana all’altra’, che va naturalmente semplificata. C’è chi commentando il dopo alluvione in Toscana ne ha tratto il convincimento, ad esempio su il Tirreno, che è ‘finita l’epoca in cui si pensava che fosse possibile progettare dall’alto e per tempi lunghi, finita perché essa configgeva con la democrazia’. (Alfonso M. Iacono.).
Napolitano su questo punto è stato invece molto chiaro; ‘esiste anche una questione fondamentale che si chiama capacità progettuale, realizzatrice e gestionale’, e ha citato non a caso l’esempio del Ministro Barca che ‘si è messo all’opera per perseguire il recupero e la riprogrammazione delle risorse dei fondi europei determinando scelte sapienti –che hanno dato un posto di grande rilievo , ad esempio, a progetti per la cultura , come per Pompei’. Torna così a farsi viva quella esigenza di programmazione cancellata anni fa in nome della concretezza, la cui crisi è alla base anche del ‘fallimento’ del nuovo titolo V, perché programmazione significa ‘leale collaborazione’ istituzionale ossia concorso di tutti i livelli istituzionali nella messa a punto e gestione di politiche nazionali in grado di raccordarsi e integrarsi con quelle comunitarie senza prevaricazioni e conflittualità permanenti.
Una politica -come ha ben chiarito Napolitano- che presuppone anche sul piano della spesa il rifiuto di tagli ‘lineari’ come sta ancora accadendo specie in ambito ambientale.
A questa svolta possono e devono contribuire anche tutti quei movimenti e associazioni che hanno il merito di avere promosso con successo l’incontro all’Eliseo. Un contributo che nel nostro piccolo cercheremo di dare anche come Gruppo di San Rossore.
Renzo Moschini