Mi consento una riflessione sulla vexata questio della presenza dei cinghiali all’Elba.
Dopo l’episodio che ha visto sfortunato protagonista il sindaco Ferrari mi spingo ad esprimere un timido parere sull’argomento. La numerosa presenza (4000?) di questi ungolati nella nostra isola meriterebbe, secondo me, una attenzione diversa da quella corrente.
Vero è che non soltanto recano danni alle coltivazioni, che abbattono recinti e che ancor peggio sono causa, attraversando strade, di seri incidenti.
La soluzione suggerita, mi sembra essere da più parti, la eradicazione completa, perché considerate le negatività, trattasi di una specie importata, non autoctona, in disarmonia con l’ambiente. Non intendo davvero entrare nel merito degli aspetti scientifico-culturali della fauna, della flora, dell’ambiente e dell’armonia fra queste, perché esulano dalle mie competenze.
Ritengo invece lecito chiedersi: "ma, se invece cominciassimo a considerare questa presenza una ricchezza, piuttosto che una disgrazia?”.
Se all’Elba cominciassimo a produrre salsicce, prosciutti, salami di cinghiale il tutto Elba DOC? Non scoprirei l’acqua calda, per dire, perché altrove già si fa con buoni risultati e ritorni promozionali.
Alcuni intenditori affermano che la qualità delle carni dei nostri cinghiali sia nettamente superiore a quelle di altri territori.
Con abbattimenti programmati salveremmo il territorio, gli animali troverebbero cibo a sufficienza nei boschi, non invaderebbero strade e paesi, non sarebbero più causa di tanti incidenti.
Avremmo magari una fabbrichetta, sia pure con attività discontinua.
Se ai cinghiali, già troppi, sommiamo anche la gran quantità di mufloni, c’è da chiedersi, a maggior ragione, perché rinunciare a ciò che può considerarsi un ben di Dio?. Tutta l’Elba, e non soltanto, potrebbe goderne.
Chi mai adesso sta utilizzando tanta tanta carne che può considerarsi patrimonio comune?. E allora ecco il dubbio, se fosse giusta l’ipotesi, è possibile che nessuno abbia mai pensato a questa opportunità, è soltanto una idea irragionevole e fantasiosa?
In ultimo si pensi anche che in momenti di crisi occupazionale tale attività creerebbe occupazione anche se fosse pure periodica, così come lo fu la SIE a Marciana Marina per la lavorazione del pescato. Si tratterebbe, infatti, di lavorare tonnellate di carne, incrementando non poco la ricchezza interna, il PIL elbano per intendersi.
Sergio Bicecci