Dopo cinque giorni di ammollo, le nasse con uve ansonica matura, assicurate alla batimetrica di meno 7 metri, sono riemerse martedì mattina dal mare di Porto Azzurro in ottime condizioni di salute.
Ha presenziato al recupero, eseguito dai sub Francesco Croci e Piergiacomo De Cecco (con l'appoggio logistico di 'Spazio Mare' di Enrico Gambelunghe), il personale dell'ufficio Locale Marittimo di Porto Azzurro e della Guardia Costiera della Capitaneria di Porto di Portoferraio.
La prima fase dell'esperimento, concordato con il Prof. Attilio Scienza dell'Università di Milano, si è svolta con l'ottimo risultato - era l'obiettivo - dell'eliminazione della pruina, la patina opaca prodotta dagli acini stessi, protezione che contiene cere e lieviti (come l’acido oleanolico ceroso, ostacolo alla disidratazione e con proprietà antibatteriche), oltre a alcoli, acidi, esteri ed aldeidi.
I grappoli recuperati, con gli acini rimasti sodi e senza scalfitture, sono stati subito distesi sulle graticce ad asciugare al sole ed al provvidenziale vento di grecale.
Contemporaneamente è stata prelevata dalle piante dell'Azienda Arrighi analoga quantità di grappoli di ansonica, per procedere in parallelo alla fase di disidratazione (dovrebbe completarsi prima quella delle uve in mare) e poi ai successivi passaggi fino alle due vinificazioni, per verificare poi sul palato dei sommellier le qualità organolettiche di questa procedura, introdotta dai greci dell'isola di Chio oltre duemilacinquecento anni fa e fino ad oggi dimenticata.
CR