Cari amici della Terra,
scrivo questa lettera aperta a voi tutti con una speranza ed un obiettivo che forse travalicano di molto quello che sono le mie reali possibilità, ma è da tanto tempo che la mia coscienza me lo chiedeva.
Molti di voi mi conoscono bene da molti anni, altri sono colleghi di lavoro che ho frequentato negli ultimi tempi seppure in maniera occasionale, altri sono professionisti, scienziati, comunicatori che ho avuto modo di conoscere e seguire da lontano con grande interesse leggendone gli scritti.
Mi presento brevemente per questi ultimi: da ragazzo, spinto da ideali in me molto radicati, ho offerto parte del mio tempo ad attività di volontariato nell’associazionismo ambientalista, alla militanza politica, alla creazione di uno dei primissimi gruppi dediti al “mercato Equo e solidale”.
Mi sono poi laureato in ingegneria chimica ambientale all’università di Pisa e, dopo una prima esperienza lavorativa in una grande multinazionale, decisi di lasciare tutto e fondai oltre 10 anni fa insieme ad altri amici una società che ancora oggi opera nel settore dell’efficienza energetica, delle energie rinnovabili e della mobilità elettrica.
Mi ero convinto di poter essere più utile all’ambiente come professionista ed imprenditore della green economy che come semplice volontario in qualche seppur valida e seria associazione ambientalista. In realtà oggi, seppur fiero di aver contributo nel mio piccolo, fattivamente, alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, sento che questo non può più bastare e sento la necessità di fare un estremo tentativo di cui, questa semplice lettera vorrebbe rappresentare l’inizio.
Mi sono permesso di scrivere queste poche righe su me stesso per farvi inquadrare più facilmente perché abbia deciso di rivolgermi a ciascuno di voi e perché sia convinto che possiate capire e condividere facilmente quanto sto per dirvi. In realtà però oggi mi sento di scrivervi più da padre di due bambine piccole, del cui futuro sono preoccupato, che da imprenditore del settore o da ambientalista.
Ognuno di voi riterrà, a ragione aggiungerei, di aver dato e di continuare a dare un contributo personale importante a quella missione che parrebbe impossibile: imporre il tema dei mutamenti climatici all’attenzione della pubblica opinione e soprattutto della sempre più miope politica.
Tra di voi ci sono giornalisti e comunicatori ambientali che scrivono quasi quotidianamente sui drammatici rischi per il nostro pianeta e per il genere umano come conseguenze dirette dei mutamenti climatici in atto, ma scrivono anche di economia circolare, delle potenzialità delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica; ci sono operatori della green economy con i quali ho avuto l’onore di condividere visioni e spesso le grandi difficoltà di intraprendere quel tipo di impresa in un paese come il nostro; ci sono illustri scienziati e professori che da sempre cercano di divulgare certi temi scrivendo libri, partecipando a convegni e seminari, usando i canali del web e, quando possibile, nelle televisioni; ci sono quegli ambientalisti che seppur realisti e pragmatici non hanno mai perso di vista la necessità di certe scelte radicali; ci sono politici, spesso provenienti anch’essi da esperienze importanti nell’associazionismo ambientalista, che hanno pensato di poter offrire un servizio più utile impegnandosi in qualche partito.
Per fare esempi concreti mi riferisco…
- al meritorio lavoro di un amico come Umberto Mazzantini nella Legambiente Arcipelago Toscano e che da qualche anno scrive per Greenreport articoli sempre molto interessanti ed aggiornati;
- al grande contributo che sta dando a tutto il settore delle energie rinnovabili la rivista/portale QualEnergia;
- all’instancabile attività comunicativa di persone come Iacopo Fo, Fabio Roggiolani con tutti gli amici di EcoFuturo;
- mi riferisco inoltre al costante impegno di Ermete Realacci, che ho sempre seguito ed apprezzato dapprima come fondatore e presidente della Legambiente e poi come politico, perché ha portato avanti sempre con coerenza le sue battaglie ambientali;
- all’ingegner Gianni Silvestrini per l’immenso e competente lavoro nella ricerca, nell’insegnamento, nell’associazionismo sempre orientato a far comprendere l’urgenza della transizione energetica;
- a scienziati come Luca Mercalli o Mario Tozzi che hanno sentito l’esigenza di proporsi anche come comunicatori nella speranza di poter diffondere a tutti i livelli la necessità di un nuovo modello di sviluppo ed anche le enormi opportunità legate ad esso;
- ad imprenditori che tra i primi hanno creduto nelle grandi potenzialità di una tecnologia come il fotovoltaico, come Paolo Rocco Viscontini e Marco Matteini entrambi fondatori di aziende che hanno dato molto al settore e che oggi stanno continuando a dare il loro contributo, il primo come presidente dell’associazione ITALIA SOLARE, il secondo continuando ad investire in progetti di ricerca e sviluppo;
- a persone come l’amico Leonardo Vannucci, comunicatore ambientale esperto nell’utilizzo dei social network con il quale peraltro ho condiviso la necessità di un appello come quello che sto scrivendo e con il quale da diversi anni stiamo cercando nel nostro piccolo di promuovere la cultura dell’efficienza energetica;
- ai miei amici e soci con cui ho costruito Generplus: l’azienda che, come detto, opera nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica ed ha contribuito alla realizzazione di un veicolo elettrico poi dedicato al primo car sharing elettrico in Italia;
- ai tantissimi imprenditori che hanno creato aziende che operano nella green economy sia perché convinti della reale opportunità di business, ma anche perché convinti realmente della necessità di cominciare a cambiare radicalmente il modello di sviluppo;
- al vulcanico dott. Antonio Rancati, che ho avuto l’opportunità di conoscere proprio la scorsa settimana che sta portando avanti con l’Education European Program and Training Office of Jeremy Rifkin, un importantissimo lavoro divulgativo nelle scuole di diversi livelli con format di green educational da lui stesso prepararti.
Ma arrivo al cuore della questione che vorrei porvi. Come ho cercato di far capire, sono convinto che ognuno di noi sia stato artefice di azioni ed attività meritorie, spinto da una forte consapevolezza dei rischi che tutti noi e in particolare i nostri figli stanno correndo. Però sono altrettanto convinto che oggi tutto questo non sia sufficiente.
Le nostre singole azioni purtroppo sono deboli, incapaci ad incidere in maniera decisiva.
Penso che sia giunto il momento di costruire una rete organizzando e strutturando tutti i nostri sforzi affinché possano avere una maggiore speranza di incidere davvero.
È essenziale tentare di uscire ognuno dal proprio orticello, dal proprio più o meno limitato campo d’azione per costruire un soggetto che abbia i numeri e le capacità per influire sulla politica del paese.
Non avremmo bisogno certamente di costruire un manifesto od un programma d’azione, sono convinto che tutti conosciate i contenuti due brillanti testi, “Due gradi” di Gianni Silvestrini e “Non c’è più tempo” di Luca Mercalli così come sicuramente potremmo indicare diversi scritti del prof Jeremy Rifkin od altri ancora: questi potrebbero sicuramente essere presi come riferimento per le idee e le proposte da diffondere.
So bene che tra alcuni di voi in passato possono esserci state divergenze di vedute, alcuni hanno ritenuto schierarsi con questa o quella forza politica sperando che fosse il canale migliore attraverso il quale poter imporre certe idee e certi progetti.
Oggi non è più tempo di divisioni di questo tipo, oggi dobbiamo capire che la lotta ai cambiamenti climatici deve essere la priorità numero uno, così come credo debba essere altrettanto chiaro che non esiste nel panorama politico italiano una forza che abbia nel suo programma questa come priorità.
Per questo mi piacerebbe che facessimo un tentativo di metterci in collegamento per capire se, tutti insieme, possiamo riuscire a mettere le gambe ad un progetto comune in grado di scardinare quell’ostinato silenzio che ancora oggi avvolge le questioni che noi tutti riteniamo invece di straordinaria importanza e che dovrebbero diventare priorità assoluta non solo per il paese Italia.
So bene che per un bel po’ non potremmo contare sul supporto dei grandi canali media, ma non sottovalutiamo le potenzialità di coinvolgimento usando i canali social se sapremo utilizzarli in maniera organizzata.
Vi chiedo di farmi avere nelle modalità che riterrete più opportune un vostro parere in merito ed eventualmente suggerimenti operativi.
Carlo Giangregorio