Due note a margine delle recenti Elezioni. All’Elba, riguardo alle Europee, i titoli di apertura dei giornali annunciavano che la Lega di Salvini stravinceva ovunque. Ma poi, nei Comuni che hanno votato per le Amministrative, almeno due sui tre sindaci eletti non sembrano attribuibili agli stravincitori. A Portoferraio la Lega ha ottenuto per le Europee 2302 voti contro i 1270 del PD, e la Destra complessivamente il 52% dei voti; ma il sindaco eletto appartiene a un orientamento politico diverso. A Marciana, per le Europee, le formazioni di Destra hanno ottenuto oltre il 63% dei voti, ma poi è stato eletto il candidato sindaco che si contrapponeva al Sindaco uscente sostenuto appunto dalla Destra. Pare di poterne concludere che gli elettori elbani, quando si devono esprimere su una realtà più vasta, meno consueta, lontana o comunque esterna al loro orizzonte noto e immediato, si lasciano prendere dalla paura irrazionale dell’ignoto e si affidano a chi garantisce loro una protezione, uno scudo, un argine che -senza affrontare cause e problemi- sembra proteggerli e quietarli: come i bimbi che si mettono le manine davanti agli occhi per non vedere ciò che li turba e che non sanno gestire. Sulle cose che appartengono al loro mondo scelgono invece esercitando discernimento e volontà diretti.
A livello nazionale, a dispetto della dichiarata morte delle ideologie, hanno vinto proprio le formazioni più ideologiche -Lega per Salvini e Fratelli d’Italia-, sicuramente di Destra, dichiaratamente di Destra, orgogliosamente di Destra. I 5Stelle, “né di Destra né di Sinistra”, che anzi considerano superate le categorie di Destra e Sinistra, appena svanito -con la responsabilità di governo- il fattore novità del Movimento sempre in movimento che si era creato, è rimasto senza identità e si è ritrovato incapace di dare identità ai suoi seguaci. E il PD, da anni separatosi da ogni appartenenza dichiarata e riparato in un dichiarato interclassismo senza colore e “aperto a tutti” -ma proprio a tutti-, pare aver vergogna a farsi portatore degli interessi della sua base storica -gli sfruttati di tutto il mondo-, e ha scelto di rappresentare gli interessi già ampiamente rappresentati di chi vorrebbe entrare a far parte di un ceto medio ormai in via d’estinzione e comunque ben deciso a non farsi “compagno” di quelli che ogni giorno sono più abbandonati e disperati. Tiene nei Centri, nelle città; ma scompare nelle periferie, nei paesi, dove coloro che ha scelto di rappresentare non ci sono, e quelli che ci sono non riconoscono il nuovo volto senza luce -senza identità- del partito che aveva accompagnato le loro lotte e la loro emancipazione.
In questo modo il bisogno di identità, di appartenenza, si realizza o nella passione insana delle tifoserie sportive -ormai preda anch’esse del bisogno di sfogo violento-: e non è l’esito peggiore; o nel bullismo da ‘giustizieri della notte’ che occupano il territorio. E volentieri accolgono il messaggio semplice che li richiama e li inquadra in una identità facile -dio, patria famiglia- senza bisogno di farsi tante domande per sapere da che parte stare: prima i cristiani, prima gli italiani, prima la mamma. Noi-loro, bianco-nero, “buono-nobbuono” (come diceva Andy Luotto a “L’altra domenica” di Arbore). “E’ finita la pacchia!”, “i porti sono chiusi”, “basta con i trafficanti di esseri umani”: messaggi semplici, diretti, immediati. La mediazione invece richiede condivisione di linguaggi, e non si può fare con coloro che si sono abbandonati al loro destino, senza offrire loro quella preziosa supplenza che le sedi di partito hanno svolto fino all’invenzione del “Partito liquido”. Senza condivisione di linguaggi la mediazione diventa “buonismo”, e trasformare una buona qualità in un insulto è roba da un momento.
La Lega per Salvini e Fratelli d’Italia hanno vinto perché hanno offerto ai loro interlocutori un’idea in cui riconoscersi. I 5Stelle, il PD, lo stesso Berlusconi, hanno pensato che bastasse esserci per riuscire ad attrarre consensi. Salvini usa in maniera massiva (e sapiente) i Social Media, ma gira anche come una trottola, e parla con tanta gente, e c’è dappertutto e per tutti. Non parla di nulla, è vero, e conclude pochissimo anche rispetto a quello che lascia intendere di voler fare; ma prende valanghe di voti.
Almeno per ora. La raffinata “tattica dei pop corn” forse alla lunga potrà anche funzionare; ma ci vuole tanto tempo e tanti pop corn. E intanto coloro che per decenni si erano affidati a un’idea di giustizia, di libertà, di legalità, che l’avevano seguita portando a conquiste straordinarie per i “proletari di tutto il mondo”, coloro che a un richiamo accorrerebbero ancora numerosi, restano sconfitti e delusi, perché a chi s’era proposto di guidarli non piacciono più le bandiere.