Piena disponibilità a incontrare i cittadini promotori della raccolta di firme “Togliete quei bidoni” . E’ quanto assicura il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, nella risposta che ha inviato dopo avere ricevuto nei giorni scorsi una loro lettera.
“In quell’incontro – scrive Rossi – potremo affrontare le varie questioni aperte e da voi ricordate. Sarà un contributo importante, io credo, a quella trasparenza e socializzazione che sono convinto debba essere assicurata ed estesa”.
Rossi continua ricordando l’impegno diretto e immediato della Regione subito dopo il 17 dicembre 2011, quando avvenne l’incidente dei fusti tossici. Impegno rafforzato dopo il naufragio della Costa Concordia quando la Regione ha iniziato una intensa attività per potenziare la sorveglianza e il monitoraggio del nostro mare, delle nostre coste e dell’arcipelago.
Riguardo alle richieste specifiche – fusti e moria di delfini – il presidente fa nella sua lettera il punto.
Per quanto riguarda i fusti tossici: il monitoraggio delle matrici ambientali marine continuerà ancora per il prossimo triennio (fino al 2015) a carico della società privata. Il piano di monitoraggio è stato discusso al tavolo tecnico e la Capitaneria ha emesso apposito atto ingiuntivo al privato. Continuerà anche il monitoraggio sul pescato in relazione agli aspetti igienico sanitari. I dati raccolti da Arpat sono disponibili sul sito internet, ma la Regione insisterà con il Ministero e la Capitaneria perché l’aspetto della comunicazione venga migliorato. Per quanto riguarda la ricerca dei fusti ancora dispersi, la società privata ha presentato una relazione tecnico scientifica che Capitaneria e Ministero stanno verificando. Dal punto di vista giudiziario le indagini stanno proseguendo. La Regione si è costituita parte lesa.
Per quanto riguarda la morìa di stenelle, il fenomeno non riguarda solo la Toscana ma gran parte del Mediterraneo occidentale. Sono oltre 120 i cetacei spiaggiati dall’inizio dell’anno sulle coste tirreniche. Il Lazio e la Toscana sono le coste più colpite, 60 gli esemplari registrati: 33 nel Lazio e 27 in Toscana. Le condizioni in cui sono stati rinvenuti hanno permesso di effettuare gli esami diagnostici su un numero ridotto di animali spiaggiati, 27 presso la sede di Roma e 9 nella Sezione di Pisa. Proseguono gli approfondimenti sui primi risultati, già condivisi e divulgati dai Ministeri della Salute e dell’ambiente. L’ipotesi più attendibile al momento è che la causa della morte sia un virus abbastanza comune, reso più aggressivo dall’abbassamento delle difese immunitarie. Nel caso venisse confermata questa ipotesi c’è da capire se esiste un motivo specifico per questo abbassamento.
La Regione sta contribuendo agli approfondimenti attraverso l’attività di Arpat e dell’Osservatorio dei cetacei che si riunirà il prossimo 16 aprile e i risultati della riunione verrano comunicati.
Secondo gli esperti sono da escludere correlazioni dirette tra questo fenomeno e la presenza nei fondali dei fusti tossici perché non si osservano impatti su altre specie animali e fino ad oggi le analisi effettuate sul pescato prelevato nell’intorno dell’area dell’incidente hanno dato esito negativo.