Il Gheppio è un piccolo falco che da alcune decine di anni a questa parte è divenuto più presente e facile da avvistare, grazie alla normativa vigente (Legge 11 Febbraio 1992 n.157, Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) che lo inquadra come specie particolarmente protetta.
Così oggi lo avvistiamo facilmente nelle campagne isolane, posato sui cavi elettrici e telefonici o in volo, spesso fermo nel cielo, battendo velocemente le ali per sostenersi mentre scruta il terreno in cerca di prede, nella famosa posizione dello “spirito santo”, e allo stesso modo nelle giornate ventose, sempre immobile, sostenendosi invece sulla corrente aerea senza necessità di muovere le ali più di tanto.
Per esperienza posso dire che in genere non è proprio facile da fotografare, in quanto giustamente diffidente del genere umano, con la sua vista acuta nota ogni movimento sospetto, anche di chi, seppur con buone intenzioni lo tiene nel mirino della macchina fotografica: il fotografo deve essere ben mimetizzato e quasi “invisibile” per immortalare il rapace, a meno che non si disponga di un potente teleobiettivo che riesca ad avvicinare molto il soggetto da ritrarre.
Una volta girando per le campagne portoferraiesi in auto mi sono imbattuto in un gheppio immobile su un piccolo ulivo che probabilmente puntava qualche preda. È buffo come gli animali in generale temano l'uomo ma ignorino i veicoli e gli ospiti dentro di essi … e così afferrai rapidamente la macchina fotografica, che deve essere sempre a portata di mano, riuscii a scattare un'immagine ravvicinata del piccolo falco.
Qualche mese fa, quando gli italiani e gli elbani erano tutti chiusi in casa e la natura cercava di riprendersi i suoi veri spazi un gheppio cacciava frequentemente a Portoferraio nella zona del campo sportivo del Carburo, spingendosi anche su Via Manganaro e dintorni, scrutando le strade quasi deserte e poco è mancato che riuscissi a realizzare qualche buon scatto dal balcone di casa.
Uno dei luoghi dove incontro facilmente questo piccolo falco, insieme ad altri rapaci, è la torre di roccia del Monte Volterraio. Qui i gheppi sono a casa loro e sfiorano a gran velocità le impervie pareti rocciose del rilievo, fermandosi su di esse per dominare il territorio dall'alto, questa volta senza alcuna fatica e rimanendo praticamente invisibili, con la loro livrea che si mimetizza perfettamente con le tonalità della roccia. Presso il Volterraio li ho ritratti diverse volte da lontano ma pochi giorni fa una giovane femmina forse rassicurata dalla mia frequente presenza nel luogo o semplicemente confidente per la sua indole giovanile oppure abituata ad un pubblico sempre più presente sul monte dominato dalla rocca medievale, si è fatta ritrarre più volte, permettendomi di realizzare la piccola galleria fotografica qui allegata.
Antonello Marchese - Guida ambientale, fotografo naturalistico e guida del Parco
Il Gheppio (Falco tinnunculus)
E’ un falco di piccole dimensioni caratterizzato dal piumaggio marrone con barrature e gocciolature più scure, la coda è fittamente barrata e presenta una caratteristica banda terminale nera più pronunciata e ben visibile in volo. I piumaggi di maschio e femmina sono piuttosto diversi, col primo che sfoggia testa e coda di un bel grigio perlato e un evidente color mattone sulla parte superiore delle ali e della schiena. Femmine e giovani sono molto simili tra loro e distinguibili solo da un occhio veramente esperto.
Le coppie occupano ogni anno un sito di nidificazione preferito, iniziando ad annunciare la loro presenza con voli circolari di coppia e frequenti richiami “tintinnanti” (da qui il nome scientifico di specie). Depongono mediamente 4-5 uova una sola volta l’anno in una cavità naturale o artificiale semplicemente sul substrato, senza costruire un vero e proprio nido ma limitandosi, se possibile, a scavare una buchetta dove raggruppare le uova. La schiusa avviene in modo asincrono dopo una trentina di giorni, la differenza di età tra i nidiacei è una “valvola di sicurezza” in caso di scarsità di prede. I più piccoli, in questo caso, soccomberanno dando una possibilità ai fratelli più grandi. Dopo un’altra trentina di giorni i pulli abbandonano il nido restando dipendenti dai genitori ancora per alcune settimane.
Se superano il primo, pericolosissimo anno di vita, hanno una aspettativa di vita massima di una quindicina di anni.
Il Gheppio è un rapace molto adattabile e frequenta una vasta gamma di ambienti, dai pascoli sommitali alle paludi costiere comprese città e piccoli centri abitati. Tra i rapaci diurni è quello che maggiormente si è adattato alla dilagante presenza umana occupando regolarmente zone anche molto antropizzate come i centri storici e le grandi metropoli. Di solito lo si vede dove ci siano spazi aperti, coltivazioni, parchi e giardini pubblici, zone coperte di vegetazione rada dove poter cacciare. La caccia avviene sia da posatoio (lanciandosi sulla preda) che in volo; caratteristico è il suo volo di ricerca “sul posto”, chiamato a volte “volo a Spirito Santo”, durante il quale il Gheppio battendo freneticamente le ali o sfruttando il vento riesce a stare fermo a mezz’aria ad un centinaio di metri di altezza per poter scrutare le aree sottostanti.
Le sue prede sono fondamentalmente piccoli vertebrati: piccoli roditori, rettili, uccelli e una buona componente di insetti. Nelle aree maggiormente antropizzate finisce per specializzarsi nella predazione di ratti, gechi, lucertole e piccoli passeriformi dimostrando talvolta insospettabili capacità predatorie come mi capitò personalmente di accertare in una coppia della piana di Mola che si era specializzata nella predazione di rondini e balestrucci!
Nelle isole dell’Arcipelago Toscano il Gheppio è ben presente e diffuso, frequentando svariati ambienti; dalle rocce del Monte Capanne alla palude di Schiopparello, all’Elba, oppure le coltivazioni abbandonate di Pianosa o dalle scogliere di Capraia e Gorgona. Presente con diverse decine di coppie nidifica sia su scogliere e rupi interne che su fabbricati, abitati o meno, con casi di perfetta convivenza con gli “ospiti” umani. Particolarmente “fedele”, ovviamente, alle costruzioni antiche poiché generalmente generose in termini di cavità, buche pontaie e finestrelle. Talvolta nidifica in luoghi impensabili o improbabili. Mi è capitato di vedere un nido con tre pulcini su una plafoniera minuscola in un terrazzo di una casa a schiera a Marina di Campo, oppure nelle torrette di avvistamento di Gorgona, in buche di scogliere a pochi metri dal mare nell’Elba orientale. Dove l’uomo lo tollera o semplicemente lo ignora arriva tranquillamente a vivere in mezzo alle abitazioni rendendo un preziosissimo “servizio ecologico” limitando le popolazioni di topi e ratti in modo gratuito e senza spargere veleni che, si sa, alla fine ammazzano di tutto.
I gheppi “isolani” sono principalmente sedentari e tutt’al più i giovani effettuano spostamenti dispersivi non ancora ben descritti. Dalla metà di ottobre, inoltre, le fila dei gheppi residenti si ingrossano con l’arrivo degli svernanti provenienti dall’Europa centrale (principalmente dalla Germania, stando ai dati di soggetti inanellati e ricatturati).
La popolazione di Gheppio delle isole toscane sembra stabile ormai da molti anni, le principali minacce che riguardano questo piccolo e coraggioso falco sono principalmente legate al disturbo durante la nidificazione (distruzione più o meno casuale dei siti di nidificazione o avvicinamento durante la presenza di uova o nidiacei) e all’avvelenamento secondario da esche topicide. Questo ovviamente volendo escludere gli sporadici casi di imbecillità umana concretizzati in abbattimenti diretti. In Natura, specie sulle nostre Isole, il Gheppio ha pochi nemici: il Falco pellegrino forse è il principale, seguito dai predatori di uova e nidiacei come (occasionalmente) il Corvo imperiale, il Gabbiano reale sulle scogliere e, nelle aree urbane, ratti e taccole. Ma va detto che con tutti questi “nemici” naturali il Gheppio convive da sempre sapendosi difendere alla grande e, come sempre, il servizio che i predatori rendono alla preda vale di gran lunga la perdita di qualche individuo. In sostanza l’unico limite ad una ulteriore espansione di questo utilissimo predatore sta nella scarsità di siti idonei per la nidificazione.
Concludendo, cosa fare per “aiutare” il nostro falchetto? Una cosa fenomenale potrebbe essere dotare ogni traliccio o palo della luce di una idonea cassetta nido, è dimostrato che il tasso di occupazione è altissimo e in pochi anni, se la quantità di prede è idonea, la popolazione aumenta fino a raggiungere un nuovo massimo. Servirebbe, per questo, un intervento progettuale e lungimirante di diversi enti e società pubbliche e private. Più o meno una nevicata nel deserto. Per noi comuni cittadini, beh, basta ammirarlo, fotografarlo se si riesce ma mai (e poi mai, per nessun motivo) al nido o nei pressi, ci siano uova o nidiacei o meno, e se una coppia di gheppio ci fa l’onore di coabitare con noi, sopportare i pochi temporanei svantaggi e godersi il meraviglioso spettacolo di un piccolo predatore, fiero, coraggioso e bellissimo. Basta poco e il gheppio si abitua all’uomo aprendo una finestra su una parte di Natura veramente libera e selvaggia, non legata, incappucciata, addestrata o controllata, che non risponde a nessun comando ma ci ricorda quella parte della Vita su questo pianeta da cui sembra proprio che vogliamo inesorabilmente (e stupidamente) allontanarci.
Giorgio Paesani - Ornitologo