Ho letto l’articolo scritto da ufficio stampa ministero dell’ambiente pubblicato su questo giornale dove il ministro dell’ambiente Costa rilascia alcune dichiarazioni durante la visita al parco del Gargano.
L’articolo termina con questa dichiarazione del ministro:
“Nel rapporto fra uomo e natura che i parchi e le aree marine protette possono insegnarci dobbiamo trovare la chiave per costruire quella nuova normalità “green” di cui abbiamo bisogno per riprenderci dopo la crisi sanitaria globale. Lo sforzo per costruire e mantenere un sistema di aree protette, terrestri e marine, è riconosciuto ormai anche dalla Strategia europea sulla biodiversità, per la quale mi sono battuto in prima persona, per tutelare entro il 2030 almeno il trenta per cento di tutte le terre emerse e dei mari per consentire agli ecosistemi di rigenerarsi e tornare in equilibrio entro la metà di questo secolo. Noi abbiamo il dovere di restituire alle future generazioni questi luoghi, come la Foresta Umbra e tutto il Parco Nazionale del Gargano che ci hanno ospitato, nelle migliori condizioni. Qui è rappresentato non solo il futuro dei nostri figli e nipoti ma anche il presente per la ricchezza di biodiversità sulla quale stiamo costruendo la nuova economia”.
Per il ministro i parchi e le aree marine protette sono la chiave per costruire quella nuova normalità “green” nel rapporto fra uomo e natura.
Dalle ultime parole pare di capire che questa nuova normalità “green” può essere costruita nell’area protetta perché qui la ricchezza di biodiversità rappresenta non solo il futuro dei nostri figli e nipoti ma anche il presente e su questa ricchezza di biodiversità si sta costruendo la nuova economia.
Se la costruzione di un’area protetta,sia essa marina o terrestre,avviene come fino ad oggi è accaduto, temo per la nuova normalità “green” di cui parla il ministro.
Fino ad oggi infatti si è proceduto a costruire un’area protetta e poi a mantenerla con una legislazione che non prevede la partecipazione diretta dei cittadini,proprio quelli ai quali si rivolge il ministro nella sua dichiarazione.
Se nella costruzione e nella istituzione di un’area protetta e poi nel suo mantenimento non si coinvolge l’umanità come si fa ad indicare che essa,l’area protetta, possa insegnare qualche cosa nel rapporto tra uomo e natura e trovarvi la chiave per costruire quella nuova normalità “green”?
Se lo sforzo per costruire e mantenere un sistema di aree protette ,terrestri e marine, non è accompagnato da partecipazione diretta è destinato a non decollare e rischia il fallimento.
Di tutto ciò ne ho parlato ricevendo il premio Ettore Maiorana per aver presentato il documento “L’AREA PROTETTA E’ FATTA PER L’UOMO E NON L’UOMO PER L’AREA PROTETTA” al Concorso Internazionale Artistico Letterario (IX° edizione 2019) promosso dalla Società Italiana di Medicina Ambientale.
Marcello Camici