L’approssimarsi del voto regionale e referendario e pure comunale, sta riportando anche una maggiore attenzione sui problemi ambientali e non solo nel nostro paese. Intendiamoci sull’argomento siamo ancora ben lontani a tutti i livelli – a partire dal Parlamento e dal Governo-
da una riflessione e confronto adeguati. Ma qualcosa ha ripreso muoversi e dobbiamo approfittarne per essere in grado di fronteggiare la situazione del dopo voto che richiederà comunque di fare i conti con vecchi e nuovi problemi ineludibili. Sicuramente si riproporrà l’irrisolta questione del Titolo V ossia il rapporto stato regioni comuni e quel che resta delle province non più eleggibili.
Non possiamo infatti dimenticare che lo Stato ripartì penalizzando le Regioni riducendone ruolo e competenze innescando cosi un conflitto che anziché riguardare la ricerca di una efficace collaborazione istituzionale in tutti gli ambiti( vedi pandemia) ha prodotto gravi danni nella gestione dell’ambiente e del territorio innanzitutto nelle aree interne dove la crisi provoca abbandoni del territorio specie ma non solo in montagna.
Ad una ripartenza dovranno contribuire ovviamente in primo luogo le regioni che voteranno dove la situazione–ambiente in testa-non vanno al meglio. Se penso alla Liguria e ai parchi è recente la bocciatura della Corte costituzionale di una sua legge e alla latitanza da un problema europeo come il santuario dei cetacei. Problema che riguarda anche la Toscana dove il ministro dell’ambiente Costa è alle prese nel parco dell’Arcipelago Toscano con le ecoballe e altre delizie con cui deve finalmente fare i conti anche la regione Toscana che su parchi e aree protette ha una valida tradizione negli ultimi anni ha registrato impegni sbiaditi e poco efficaci.
Ma soprattutto l’operato delle regioni anche rinnovate dipenderà ovviamente da quel che sapranno e vorranno fare ma non di meno da quello che finalmente saprà e vorrà fare lo stato che sull’ambiente –vedi recenti decisioni parlamentari- si trastulla con ritocchi alla legge del 1991 che complicano le cose operativamente
ma ignorano l’avvio di quella svolta che giustamente il ministro Costa considera indispensabile e urgente.
Insomma il voto regionale potrà contribuire a nuove politiche ambientali se anche lo stato –Parlamento innanzitutto- sapranno fare cosa gli compete non aspettando che gli taglino deputati e senatori.
Renzo Moschini