A seguito dell’articolo pubblicato sulla stampa il 2 Settembre, mi sono risolto di chiedere di pubblicare la sintesi di un lavoro da me svolto in completa autonomia, per pura curiosità personale, per approfondire alcuni aspetti tecnici e criticità presentati dal cosiddetto progetto Meneghin, una brillante idea, purtroppo rimasta ancora tale, che risolverebbe definitivamente il problema della penuria di acqua dell’Isola d’Elba, in particolare nel periodo estivo quando la popolazione decuplica.
Durante il periodo a cui si riferisce l’articolo citato in virtù della mia esperienza di scavi in sotterraneo, venni coinvolto e mi feci parte attiva nel proporre la redazione di un completo studio di fattibilità, che si rendeva necessario per sviscerare le tematiche tecniche e economiche sollevate dal progetto e dotare la Comunità Montana dell’Elba di uno strumento idoneo ad attivare un procedimento di project financing.
A quel tempo sviluppai, in forma embrionale, alcune intuizioni che spingevano a pensare ad una realizzazione dell’impianto a costo zero, coltivando in blocchi una parte del granito da scavare per realizzare le cavità sotterranee previste, arrecando contemporaneamente ridotti impatti sulla vita dell’isola, anche nella fase di realizzazione vera e propria, dislocando completamente in sotterrano anche il sistema di movimentazione delle materie di scavo, che si ricorda ammontare ad un volume di roccia superiore ai 3 milioni di metri cubi, e ipotizzando a questo scopo, anche la realizzazione di un porto sotterraneo.
A causa della volontà della Comunità Montana di non procedere all’affidamento dello studio di fattibilità, il progetto fu archiviato per oltre una decina di anni, fin quando in questi ultimi mesi, leggendo alcuni articoli che riproponevano il vecchio dibattito sulle soluzioni da mettere in atto per risolvere l’annoso problema dell’approvigionamento idrico dell’isola, rimasto tal quale rispetto a dieci anni fa, mi risolsi a riprendere in mano i vecchi files di questa idea, data ormai per abbandonata, complice anche il forzato fermo della mia attività dovuta al lookdown, per tentare di approfondirla, nonostante l’assenza degli strumenti che uno studio di fattibilità ben fatto avrebbe offerto.
Ecco quindi che nasce lo studio che intendo presentare, una sorta di mini studio preliminare di fattibilità, che è certamente affetto da numerose incertezze su molti dati in ingresso, per cui si è reso necessario introdurre molteplici ipotesi e fare spesso delle grossolane approssimazioni, ma con il pregio di prendere in cosiderazione se non altro gli aspetti principali che potrebbero inficiare la fattibilità di un impianto così concepito.
Per motivi di spazio, l’articolo presenta solo lo sviluppo dell’alternativa 3, con porto sotterraneo, risultata vincente dall’analisi speditiva costi/benefici, trascurando le altre due peraltro molto simili.
Non mi resta che augurare una buona lettura, tenendo sempre a mente che quanto riportato nell’articolo, è basato su ipotesi di larga massima e non su studi approfonditi come sarebbe invece stato necessario
STUDIO DI FATTIBILITA’
https://1drv.ms/w/s!AjXT4wv2j4xSlIoXfShMWut25xhU0Q?e=Cn8vhf
SINTETICO PROFILO PROFESSIONALE AUTORE
Stefano Beneforti, Ingegnere Civile
Laureato nel 1987 in Ingegneria Civile (Sezione Trasporti) presso l’Università degli Studi di Firenze, inizia la sua attività professionale presso la Società RockSoil SpA di Milano, per poi proseguirla, come libero professionista consulente progettista (e per un periodo anche come Direttore Tecnico e socio della Società INTECNA Srl di Milano), nel settore del tunneling e delle opere interagenti con il terreno, lavorando per conto di imprese di costruzioni (Romagnoli, Maltauro, Edilmac, Nino Ferrari, InterCantieri, CoopCostruttori Argenta, COCIV, CAVTOMI, Ghella) e società di ingegneria (TerraCompany, Sisgeo, SGI, FiatEngineering, Technital, SPEA, SINA, Metropolitana Milanese, PrometeoEngineering, 3TI), su importanti lavori idraulici, autostradali e ferroviari; in generale in Italia e per un breve periodo anche all’estero, in Arabia Saudita, come Data Manager durante la costruzione di una delle linee metrolitane di Rhyad e in Algeria come International Expert in Tunneling, durante la costruzione di un tratto autostradale sulle montagne dell’Atlante.