La trasmissione della Gabanelli Report suscita spesso polemiche accompagnate anche da querele. E’ un merito per come riesce a mettere il dito su tante delle nostre piaghe.
Quella dedicata recentemente ai parchi polemiche ne ha suscitate e non poche invece ma per la ragione opposta ossia avere fornito un quadro poco veritiero di cui in molti si sono giustamente risentiti e con sorpresa. Anche il presidente di Federparchi Sammuri è intervenuto per contestare in maniera documentata e puntuale le ‘colpe’ attribuite dalla Gabanelli ai parchi. L’episodio però non è liquidabile semplicemente come un infortunio sgradevole di una giornalista nota per la sua serietà. Infatti deve far riflettere che sui parchi al centro ormai da tempo di polemiche e accuse a ruota libera si possano commettere errori tanto plateali. E qui non è tanto o solo la Gabanelli che deve rispondere quanto chi ha la responsabilità –mi riferisco alle istituzioni e anche ai parchi e alla loro associazione rappresentativa- che delle aree protette sono i gestori.
Il ventennale della legge 394 nel 2011–da qui bisogna ripartire-ha dato il via con la ministra Prestigiacomo e il ministro Calderoli che nell’occasione chiese disinvoltamente l’abrogazione dei parchi regionali ad una vera e propria campagna di denigrazione dei nostro parchi e aree protette tanto da auspicarne nientemeno che la privatizzazione perché insostenibili ‘poltronifici’. E non paghi attribuirono alle legge proprio nel suo ventennale tutte le colpe -che erano molte- ma del ministero che l’aveva del tutto snobbata e non attuata. E perché fosse chiaro che la legge loro la consideravano un inciampo e un ingombro misero mano con la corresponsabilità o meglio la ‘complicità’ della commissione ambiente del Senato -a cui anche Federparchi fece buon viso- ad uno stravolgimento proprio nel comparto più malmesso e cioè le aree protette marine. Il tutto senza uno straccio di documentazione ( altro che la Gabanelli !) che giustificasse –tanto per ricordare l’avvio del testo che tanti inspiegabilmente e imprevedibilmente anche tra forze politiche ‘insospettabili’-che cancellava qualsiasi competenza e presenza delle regioni proprio ‘sui brevi tratti di mare prospicenti’ alla loro costa dove le regioni avevano già istituito anche loro aree marine protette come a Portovenere. Il testo non era accompagnato neppure da una relazione e men che mai da un minimo di documentazione come è prassi antica del parlamento.
D’altronde il parlamento non ha battuto ciglio dinanzi alla mancata presentazione di quella relazione annuale del ministero dell’ambiente sui parchi prevista proprio dalla legge 394 di cui si sono perse le tracce.
Con grande disinvoltura si acconsenti così che si procedesse con i più confusi e pasticciati emendamenti senza,ad esempio, rispondere alle più elementari domande tipo; Perché nel ventennale della legge dei 24 parchi nazionali solo 3 o 4 hanno presentato il loro piano che molti parchi regionali sono invece riusciti a presentare? Colpa della legge? E perché proprio le aree protette marine a 20 anni dall’entrata in vigore della legge sono sempre al palo? Non si dirà che è colpa di quella limitata presenza e competenza delle regioni se, ad esempio, il Santuario dei cetacei aveva chiuso persino la sede a Genova ( riaperta ora dalla regione) ed è in panne tanto che il governo francese ne ha chiesto più d’una volta il trasferimento della sede a Montecarlo. Ora, se si capisce per quali ragioni il ministero abbia sempre ignorato la richiesta di una terza conferenza nazionale sui parchi dove si sarebbe potuto e dovuto discutere senza peli sulla lingua di quei problemi accuratamente evitati e ignorati al Senato, si capisce assai meno perché anche i parchi abbiano fatte sue queste scelte politiche che hanno logorato gravemente le cose anziché assumersi l’onere di delineare una alternativa come in genere hanno cercato di fare per quanto riguarda il loro ruolo i comuni con l’ANCI, le province con l’UPI, le regioni con la lo Conferenza nazionale. Eppure Federparchi ha alle spalle una solida tradizione di proposta –vedi proprio quella sulle aree protette marine presentate alla seconda Conferenza nazionale di Torino sulla base del progetto CIP. Proposte presentate e raccolte addirittura in libri. Basta scorrere d’altronde le pagine della rivista Parchi (ora chiusa), ma anche i lavori dei centri studi di Federparchi da quello di Gargnano a quello europeo delle 5 Terre per capire che non si è mai accettato passivamente quel che passa il convento che sia il ministero o il senato.
Ecco perché nel momento in cui riparte il governo e anche in parlamento sarebbe bene lasciar perdere le manfrine e i troppi silenzi del recente passato e ripartire anche nelle regioni con proposte serie per mettere alla frusta anche le istituzioni e le forze politiche.