Ha fatto bene l’ornitologo Giorgio Paesani a sollevare il problema della messa in sicurezza della vasche anti-incendio che ormai non svolgono più la loro funzione da anni e che rappresentano trappole mortale non solo per specie di rapaci più o meno rari ma anche per altri uccelli e cinghiali e piccoli mammiferi come i ricci e diversi roditori.
La Regione deve intervenire per dismettere rendere innocue e bonificare dalla plastica queste vasche/trappola là dove non vengono più utilizzate – magari rafforzando numericamente nel contempo le prese d’acqua sul territorio come chiedono le associazioni di volontariato e la protezione civile - e, insieme al Parco Nazionale può pensare a creare in sostituzione piccoli stagni alimentati dall’acqua piovana o da reflui che consentano alla fauna selvatica di abbeverarsi in sicurezza, creando così anche preziosi ecosistemi per gli anfibi e i piccoli animali che sostengono la rete del vivente.
Per le altre vasche ancora utilizzate per l’antincendio occorre mettere in atto le semplici e poco costose misure suggerite da Paesani, con scale di rimonta per gli animali che ci finiscono dentro e accorgimenti per consentire l’accesso all’abbeverata in punti precisi anche alla media e piccola fauna terrestre.
Basta poco, si può fare e ne trarranno beneficio sia l’ambiente che l’antincendio, invitiamo gli enti interessati, Comuni compresi, a trasformare un pericolo in un’occasione di ripristino della natura.
Legambiente Arcipelago Toscano