Praticare serie politiche di prevenzione - Moltiplicare gli impianti di riciclaggio - Fermare la costruzione di nuovi inceneritori e chiudere gli impianti più obsoleti - Rottamare lo smaltimento in discarica
Oggi è possibile fare un altro grande passo avanti nella nostra storica battaglia per liberare l’Italia dai rifiuti. Per farlo dobbiamo partire dalla nuova situazione che si è venuta a creare e dalle opportunità che offre la presenza oggi di tante forze diverse da quelle ambientaliste tradizionali. E costruire una campagna nazionale nuova, capace di muoversi sui territori, tenendo conto delle diversità che si sono venute sedimentando in questi anni.
Mentre il ciclo illegale dei rifiuti continua a far pagare prezzi esorbitanti a tutto il Paese, in questi anni, nel ciclo legale, grazie al successo della raccolta differenziata e all’avvio (per quanto faticoso) di una filiera industriale virtuosa di recupero di diverse materie prime seconde, si sta disegnando un quadro nuovo. Sia a livello di politiche che di tecnologie. E’ finita l’era dei commissariamenti per affrontare le emergenze, le discariche ed i termovalorizzatori non è più credibile che siano descritte come “la soluzione”, è chiaro il sistema complessivo degli impianti necessari. Ne deduciamo, come Legambiente, una contrarietà assoluta a scelte sbagliate che purtroppo continuano ad essere proposte: costi troppo bassi per il conferimento in discarica, che depotenziano la raccolta differenziata, traffico internazionale verso il nord Europa o l’oriente per risolvere le emergenze, ancora nuovi termovalorizzatori.
Oggi è possibile vincere, trasformando tutto ciò in un residuo del passato e fare dell’Italia il primo paese in Europa rifiuti free. E’ possibile perché esistono le tecnologie, sappiamo qual è l’organizzazione migliore per la raccolta dei rifiuti urbani (porta a porta, ecc.), sappiamo quali impianti servono, sappiamo che è possibile trattare la parte residua del rifiuto urbano senza accendere nuovi termovalorizzatori e riducendo l’inquinamento (anche se il CSS non può essere la scusa per tenere in vita cementifici desueti, in eccesso o che hanno fino ad oggi inquinato paesi e città), sappiamo che la raccolta differenziata può alimentare una industria virtuosa, sappiamo che è possibile avere serie politiche di prevenzione e che si può (si deve) indirizzare la fiscalità per premiare quelle famiglie che la raccolta differenziata la fanno seriamente.
Per fare un altro decisivo passo avanti lanciamo una campagna in cinque mosse per vincere e liberare l’Italia dai rifiuti. 1. Ridurre la produzione dei rifiuti, 2. Ridurre il costo del riciclaggio e il flusso dei rifiuti indifferenziati, 3. Ridurre il peso della nuova tassazione rifiuti sulle famiglie, 4. Ridurre il recupero energetico dai rifiuti, 5. Ridurre lo smaltimento in discarica
Il disegno di legge di iniziativa popolare Rifiuti zero
Nella campagna politica “Cinque mosse per vincere sui rifiuti”, con nostri appuntamenti nazionali e locali e le nostre parole d’ordine, è importante partecipare alla raccolta delle firme per la proposta di legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, come una delle nostre attività da affiancare alla raccolta firme per una Tares che premi i cittadini virtuosi, in modo da poter aprire il dibattito anche sui punti della legge che riteniamo sbagliati, creando alleanze e schieramenti vasti e popolari, e avanzare le nostre proposte a scala regionale e territoriale per raggiungere gli obiettivi che riteniamo praticabili nella politica dei rifiuti.
La proposta di legge di iniziativa popolare può rappresentare un acceleratore del dibattito locale e nazionale sui rifiuti tra cittadini, enti locali e operatori e va utilizzata al meglio per costruire alleanze e orientare la discussione sui temi più cari alla nostra associazione, senza schiacciarci su opzioni ideologiche e senza senso che equiparano ad esempio l’opzione “rifiuti zero” a quella “impianti zero”.
La strategia Rifiuti zero infatti è molto utile dal punto di vista della ricerca delle soluzioni tecniche ed è molto utile per far crescere il consenso alle ragioni dell'ambientalismo se è vista, raccontata e approfondita come strategia credibile e seria a lungo termine. Ma è invece una pericolosa semplificazione se attraverso questa formula si sostiene la possibilità di raggiungere quell'obiettivo immediatamente e, così facendo, si rischia di legittimare battaglie locali che nascono spesso solo dalla paura di avere un impianto a poca distanza da casa.
Ci sono alcune parti di questa legge che condividiamo profondamente e che vanno valorizzate al massimo nel dibattito dei prossimi mesi come ad esempio la forte spinta alle politiche di riduzione - meno 20% della produzione rifiuti entro il 2020, meno 50% entro il 2050 rispetto al 2000 - e di massimizzazione del riciclaggio grazie alla raccolta porta a porta; la progressiva dismissione del recupero energetico a vantaggio del riciclaggio e della prevenzione; l’autosufficienza impiantistica di tutte le regioni per tutte le tipologie di rifiuti in rispetto del principio di prossimità; una proposta di rimodulazione dell’ecotassa per lo smaltimento rifiuti differenziata in base alla scala gerarchica del ciclo dei rifiuti o alle performance di riciclaggio dei Comuni; tariffe differenziate per il conferimento agli impianti in base alle performance di riciclaggio da parte dei Comuni; distinzione dei ruoli tra società di raccolta e di smaltimento per ridurre i “conflitti di interesse” nel ciclo; priorità di attenzione alla distribuzione del biometano in rete; l’obbligo di tariffazione puntuale; una rimodulazione degli incentivi che vanno spostati dalle opzioni di smaltimento quando previsti alle opzioni di prevenzione, riuso e riciclaggio; l’incentivo al ritorno del vuoto a rendere; la previsione di un piano di monitoraggio sanitario legato all’inquinamento locale e di un piano nazionale per la riduzione degli sprechi alimentari; lo sviluppo del compostaggio di comunità e dei centri del riuso; un programma serio per garantire la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e di controllo.
Ci sono infine altre parti del disegno di legge che non condividiamo e che a nostro avviso dovranno essere emendate o soppresse nella fase di discussione parlamentare che dovrebbe cominciare dopo il raggiungimento dell’obiettivo del numero minimo di firme solo per citarne alcune: la domiciliarizzazione della raccolta differenziata va compiuta prima dei due anni previsti dalla proposta di legge; è sbagliato prevedere lo stop agli incentivi per la digestione anaerobica o gli impianti a biomasse a filiera corta o addirittura vietare la combustione del biogas per produrre elettricità da immettere in rete; è sbagliata la sospensione di ogni nuova autorizzazione a discariche per smaltire amianto, vista la grave carenza di questi impianti sul territorio nazionale; prevedere una moratoria tal quale sull’uso del css può essere un errore in alcuni specifici territori; pensare di revocare gli incentivi per impianti di recupero energetico già autorizzati o attivi porterebbe ad una grande quantità di contenziosi difficili da vincere.
LE PROSSIME SFIDE
Combattere le lobby ancorate al passato
Ci sono due potenti lobby che lavorano per fermare la rivoluzione dei rifiuti in atto nel paese: ci sono i "signori delle discariche" che continuano a condizionare pesantemente le politiche locali e nazionali per continuare a smaltire in grandi quantità i rifiuti sotto terra, spesso a prezzi stracciati che sbaragliano ogni altra ipotesi di gestione, e i “signori dell'incenerimento” che vorrebbero continuare a costruire nuovi impianti, o ad ampliare e ammodernare i vecchi, in uno scenario nazionale ormai completamente cambiato e saturo sotto questo punto di vista.
Contro il modello praticato da queste due lobby, e dalla politica locale e nazionale che le supporta, che dovremo concentrare la nostra azione associativa, lavorando nel frattempo anche per concretizzare una volta per tutte le politiche nazionali di prevenzione e la massimizzazione del riciclaggio dei rifiuti.