In questi giorni sono in corso i festeggiamenti per i 25 anni del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano.
Un parco complesso perché suddiviso nelle sue sette isole: Giannutri, Giglio, Montecristo, Pianosa, Elba, Capraia, Gorgona.
Un parco immenso perché il legislatore, forse, non sapeva che i collegamenti col continente non sempre sono garantiti per tutte le isole, soprattutto al di fuori della stagione estiva. Così come, forse, non sapeva che i collegamenti diretti tra isola ed isola sono assenti, tranne che per piccole barche private che organizzano i tour estivi.
Quindi la gestione di questo grande parco (che va dall’Argentario a Gorgona, da Livorno e Piombino a quasi la Corsica) è affidato all’inventiva dell’ente parco.
Un parco che 25 anni fa, ma anche 20 anni fa, aveva una situazione molto più difficile. Come dimenticare gli incendi dolosi, le montagne di rifiuti da raccogliere e differenziare, il carcere di Capraia chiuso e abbandonato, l’improvvisa chiusura del carcere di massima sicurezza di Pianosa, l’isola “integrale” di Montecristo gestita dalla Forestale, l’isola carcere di Gorgona (uno dei più straordinari esempi di carcere umano del nostro Paese), l’isola privata di Giannutri e … le due località turistiche del Giglio e dell’Elba?
Il parco era un segno sulla carta al 25.000 che, generosamente, la segreteria tecnica per le aree naturali protette del ministero ambiente aveva licenziato senza mezzi e sufficienti studi, in quella difficile ma straordinaria stagione di partenza della legge quadro sulle aree naturali protette, la 394/91 di cui quest’anno ricorre il 30° compleanno.
Basti pensare all’attentato alla caserma della Forestale al Giglio, ai ripetuti danneggiamenti alle strutture di visita del parco all’Elba… allo scetticismo o aperta ostilità delle popolazioni residenti, poco o male informate.
Sembrava quasi che il parco dovesse trasformare l’intero arcipelago in una novella Montecristo…. Ma così non era!
Il grande limite di questi straordinari 30 anni di parchi in Italia, infatti, è stata l’assenza totale di una campagna di informazione ed educazione ambientale, pubblica, per informare su cosa siano realmente i parchi e perché li facciamo.
Ci saremmo risparmiate tante leggende: dagli elicotteri che lanciano le vipere ambientaliste o i lupi ecologisti, al povero “famoso” sub che sarebbe stato risucchiato da un Canadair… per citare solo le più famose bufale anti-parco.
Oggi la situazione è sicuramente migliorata, anche se purtroppo si continuano a ripetere errori con i nuovi parchi che, alla luce delle esperienze e buone pratiche maturate, si potrebbero evitare o, comunque, limitare lo sforzo per raggiungere le teste ed i cuori della gente che vive nei parchi e non vuole sentirsi “allo zoo”.
Basterebbe costituire una task-force di dipendenti di parco e altre amministrazioni pubbliche, coinvolgendo in stage di qualità i giovani laureati e masterizzati di settore, per aiutare i nuovi parchi nel processo di nascita e crescita… senza lasciare che ogni nuovo presidente o direttore debba inventare il fuoco, l’acqua calda, la ruota…
Oggi all’Arcipelago toscano si rinnovano allestimenti e si aprono nuove strutture, il che è sempre una bella notizia per chi crede nell’interpretazione ambientale, nell’educazione ambientale, nella divulgazione, nel turismo sostenibile.
Mi torna alla mente lo straordinario periodo in cui si andò a delineare l’idea di puntare sull’Elba “montana”, sull’escursionismo in un’isola che viveva (e vive) di turismo e spiagge.
La nascita della Grande Traversata Elbana e del primo centro visite furono un incredibile sforzo culturale, scientifico, creativo di tanta gente con e senza distintivo… accomunati da una passione… la speranza di un futuro migliore per coloro che non sono ancora nati.
Tutto qui, il messaggio di speranza di un parco, tutelare specie e ambienti, paesaggi e culture guardando al futuro, senza distinzioni di classe, colore, religione, sesso, nazionalità, appartenenze politiche…
Quell’originaria idea ha dato frutti, nello sforzo di gestire Pianosa dopo la dismissione del carcere, nel cercare soluzioni non impattanti per il diving, nell’organizzare direttamente le visite al parco.
Ecco si questo è il grande contributo di idee del parco dell’Arcipelago toscano: la gestione diretta delle visite alle isole gestite o cogestite, come Pianosa e Montecristo.
Il Parco che si fa imprenditore e gestisce con un tour-operator, con imprenditori navali, con le guide del parco… tutto il complesso sistema di visite a due isole (in ampliamento ad altre realtà).
E’ un’esperienza che occorrerebbe conoscere meglio e che potrebbe essere d’esempio, laddove ritenuta esportabile, in altre simili realtà. Purtroppo le buone pratiche, in un sistema di parchi che ricorda le medievali “monadi nel deserto” … circolano poco. E ritorniamo quindi alla necessità di un pezzo che manca al sistema nazionale/regionale di aree naturali protette: una struttura tecnica di supporto, per azioni di sistema condivise o per la nascita e sviluppo dei singoli parchi.
Mi si dirà che sono un illuso, che la politica fa quel che vuole…
Beh la Storia è diversa dalla cronaca. Da vicino siamo quasi tutti miopi.
Dall’alto/basso di questi 30 anni passati in trincea vedo risultati straordinari realizzati dalla gente dei parchi un po’ ovunque, nonostante interessi, difficoltà, farraginosità del nostro sistema burocratico… vedo riapparire la foca monaca, tornare le berte e il gabbiano corso (simbolo del parco)… vedo gente nata col parco che c’è.
Ecco la vera sfida ora è coinvolgere la gente in un processo sempre più partecipativo che consegni il testimone della conservazione della natura, dello sviluppo sostenibile ai giovani… unica speranza di un mondo migliore.
Buon compleanno al mio amato Arcipelago delle isole di Toscana.
Nino Martino
(da Escursionismo.it)