Le recenti e massicce eradicazioni «istituzionali» del «Carpobrotus acinaciformis» avvenute sull’estremità meridionale dell’isola del Giglio hanno, giustamente, fatto discutere.
Il fico degli Ottentotti è una pianta delle Aizoacee, originaria del Sudafrica; è stata introdotta in Europa a partire dal Seicento.
Pur essendo alloctona e – non più di tanto – invasiva, si è guadagnata molti nomi locali che, per citare la Toscana, consistono in «bacicci» e «unghie di strega», assieme alle «bocciaie» e alle «caprettaie» dell’Elba.
Una pianta grassa che in primavera, con le sue margheritone violacee, caratterizza molte scogliere marittime; ma perché fu introdotta solo in determinati punti della costa?
La risposta ce la fornisce Gianpiero Vaccaro, responsabile delle batterie militari di Punta Falcone presso Piombino: il «Carpobrotus» veniva piantato in prossimità di postazioni militari marittime affinché, col suo fittissimo tappeto verdeggiante, potesse efficacemente mimetizzarle a distanza. E infatti, all’Elba queste piante tipicizzano ancora oggi degli strategici luoghi legati alla seconda guerra mondiale, tra cui Capo Sant’Andrea (stazione armata n°23 dipendente dal IV Gruppo Semaforico di Portoferraio), Punta della Guardiola (stazione armata n°26 con piazzole per mitragliatrici) e le scogliere di Chiessi (due postazioni armate dei nuclei fissi 030 e 031), senza contare la già ricordata batteria di Punta Falcone a Piombino.
Speriamo solo che le fiammeggianti e alloctone «bocciaie» o «caprettaie» dell’Elba rimangano al loro posto. Tanto non dànno fastidio a nessuno. Anzi.