Un gruppetto di aironi guardabuoi (Bubulcus ibis) ha accolto allo sbarco i visitatori all'isola di Pianosa, nel Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, nella mattina di mercoledì 27 aprile.
Il piccolo stormo di 8 esemplari stazionava sugli scogli nei pressi dell'approdo situato tra l'odierna Cala Giovanna e il promontorio del Forte Teglia, spostandosi durante la giornata e accompagnando i movimenti del piccolo nucleo di turisti sbarcati sull'isola, tra le rocce presso il molo e il bel lido sabbioso antistante.
Nella stagione primaverile, negli anni trascorsi, non è la prima volta che diverse esemplari di varie specie di ardeidi vengono osservati durante le visite naturalistiche all'isola e lo scrivente ha documentato garzette, aironi cenerini e aironi bianchi maggiori nei pressi delle peschiere romane, lungo le coste e in prossimità del lido di Cala Giovanna. Gli aironi guardabuoi sono oggi sempre più presenti sul nostro territorio e piccoli gruppetti svernano anche all'Elba e possono essere facilmente ritratti presso il bacino delle Antiche Saline di San Giovanni e lungo la zona umida di Mola, tra i comuni di Porto Azzurro e Capoliveri.
È probabile che gli animali presenti a Pianosa siano in sosta durante il loro spostamento a medio o ampio raggio e che abbiano approfittato della tranquillità del luogo e della possibilità di nutrirsi nelle numerose pozze costiere.
Durante la primavera l'isola piatta offre numerosi aspetti d'interesse agli appassionati naturalisti, sia per le fioriture che colorano la terra pianosina di mille tonalità sia per la presenza di numerose specie di passo. Mentre gli aironi sostavano a Cala Giovanna molti gruccioni attraversavano il cielo isolano riempendo l'atmosfera con il loro canto festoso, annunciatore della bella stagione.
Antonello Marchese
Guida ambientale e guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile
L’Airone Guardabuoi: il piccolo avventuriero col pallino dell’esploratore
Era il 1985 quando veniva accertato il primo caso di nidificazione dell’Airone guardabuoi in Italia, precisamente in Sardegna.
Adesso è una specie comunissima nel nostro Paese, presente in tutte le regioni e nidificante in molte di esse, ma all’epoca del mio diciottesimo compleanno vederne uno era un evento. I Maestri mi avevano insegnato a cercarlo tra le Garzette (Egretta garzetta) e mi avevano preparato a coglierne le differenze; il becco corto e giallo, non nero, le zampe corte e i piedi scuri, non gialli come quelli della elegante “cugina”. In primavera, poi, dovevo scovare quella sfumatura color miele sul capo del piccolo airone venuto dall’Africa, arrivato dritto dalle groppe di bufali ed elefanti. Ai primi avvistamenti pensai “Wow, magari lo scorso inverno lo hanno passato tra le Zebre e gli Gnu!!”
Ma no, non c’è l’intervento diretto della mano dell’uomo dietro tutto ciò, nessun “alieno” importato da chissà dove, nessun fantascientifico lancio di aironi guardabuoi da misteriosi elicotteri senza insegne, spiacente!
Le ragioni della spettacolare espansione dell’areale di questa specie, che in quarant’anni ha conquistato mezza Europa, sono molteplici. Sicuramente il cambiamento climatico ha ridotto i periodi di gelo invernale fatali alle popolazioni di questo airone che si alimenta principalmente a terra. L’uomo, inoltre, ha banalizzato e impoverito l’ambiente agricolo, eliminando siepi e boschetti (fondamentali alle specie concorrenti e ai predatori del Guardabuoi). Ma, certamente, è stata anche utile, se non fondamentale, una spiccata adattabilità e la capacità di passare dal camminare tra le zampe degli elefanti, per predare insetti e piccoli vertebrati messi in fuga, a seguire le ruote dei trattori più o meno per lo stesso motivo!
Quello fotografato da Antonello Marchese è il classico gruppetto in migrazione e, al contempo, il tipico manipolo di esploratori. Si, perché l’altra arma vincente di questo piccolo ardeide è una certa attitudine ad esplorare e conquistare nuovi ambienti, nuove terre, anche di là dal mare, anche dove gli elefanti ci sono solo nei cartoni animati. Gli piace “partire alla ventura”, insomma!
Che ci fanno a Pianosa? Beh, intanto si riposano e si riprendono dalle fatiche del viaggio. Peccato che l’Isola non abbia (più) attività agricola estesa e mandrie al pascolo. Avrebbero sicuramente interessato la pattuglia di esploratori in cerca di cavallette, zecche e tafani. Volando di fantasia, peccato che non vi sia una zona umida, anche artificiale, anche di piccole dimensioni, forse quei Guardabuoi avrebbero tentato di fondarvi una colonia, una “garzaia”. Chi lo sa? Di sicuro, verificato che il posto non è granché ospitale, il gruppo di piccoli aironi bianchi col “cappello” color miele partiranno verso la loro meta, ammesso ne abbiano una e non siano semplicemente degli “avventurieri”.
Giorgio Paesani
Ornitologo