A fine mese era stata fissata un’asta giudiziaria nella quale sarebbero state cedute al miglior offerente (a partire da un prezzo base di 1.155.000 euro) le proprietà laconesi della società Montinvest consistenti in una serie di esercizi e manufatti realizzati nella zona dunale che è l’ultima di un certo rilievo ancora presente all’Isola d’Elba, un’area di unico valore naturalistico di cui, strenuamente per anni ed anni , gli ambientalisti hanno chiesto la salvaguardia e l’acquisizione pubblica.
Se l’asta fosse stata celebrata sarebbero saltati i piani del Comune di Capoliveri e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano (intenzionato a creare presso le dune un presidio di tutela ed educazione ambientale) e l’accordo già raggiunto con Montinvest per rilevare la proprietà (ad un prezzo pattuito di 1.600.000 euro), e le dune potevano finire nelle disponibilità di qualche privato acquirente.
Ma giunge oggi la notizia che il Tribunale di Livorno ha raccolto le sollecitazioni dei due enti, volte ad interrompere la procedura di gara, che ufficialmente è stata rinviata di quattro mesi , ma che probabilmente non si terrà, a patto che in questo lasso di tempo il Ministero dell’Ambiente riesca a sbloccare i fondi necessari al perfezionamento dell’accordo raggiunto.
L’operazione risulterebbe quindi conveniente anche per gli stessi creditori di Montinvest che avevano richiesto il provvedimento di sequestro e di vendita all’asta, ma soprattutto si deve considerare la notizia come positiva, perché di segno opposto rispetto a quelle che affollano in queste settimane le nostre cronache, infarcite pressoché quotidianamente di segnalazioni di abusi edilizi, brutture e ferite ambientali inferte al nostro territorio insulare.
E.R.