Legambiente Arcipelago Toscano è stata la prima a denunciare che volevano fare il rigassificatore a Piombino, e oggi è l'ora della fine delle divisioni: se si vuole impedire la solita strada fossile imboccata anche dal governo Meloni dopo quello Draghi, se si vuole impedire che l'agenda di politica estera la detti Eni, bisogna costruire ovunque, con chiunque ci sta, un'alleanza culturale e politica che imponga l'alternativa che già esiste e che è più salutare, economica e rapida al fossile che inquina clima e politica: le energie rinnovabili.
Si può farlo anche partendo dalle comunità energetiche rinnovabili, si può farlo partendo da Piombino e dall'Elba.
In molti si sono chiesti perchè a Piombino si mette un rigassificatore per 3 anni (che per altri 22 rischiamo di trovarci di fronte all'Elba) e si fa in tempo record una costosa condotta. Perchè fare una cosa così palesemente anti-economica.
La risposta l'ha data la recente visita della Meloni in Algeria, dove è stato riesumato il cadavere del Galsi, un gasdotto giudicato anti-economico e fuori dal tempo dell'Unione Europea.
Il Galsi, attraverserà il Mediterraneo e la Sardegna, passerá accanto all'Elba e approderà a Piombino dove, guarda caso, ci sarà il tubone già pronto.
E' una strategia che viene da molto lontano, una strategia fossile che Eni e i governi che si sono succeduti vogliono imbellettare con un po' di greenwashing rinnovabile.
La vera battaglia che aspetta chi non vuole il rigassificatore di Piombino è costruire un'alternativa a questa politica condivisa da praticamente quasi tutti i Partiti italiani, non facendosi prendere in giro da chi a Bruxelles o a Firenze dice una cosa e poi a Roma ne vota un'altra.
Umberto Mazzantini