Fa sempre sentire tristi e impotenti vedere una balena, un capodoglio, o un delfino spiaggiarsi senza vita: ma se si tratta di un neonato l’evento ci sembra ancora più ingiusto. E’, putroppo, quello che è successo l’11 ottobre scorso all’isola d’Elba, quando, all’alba, una piccola balenottera comune (Balaenoptera physalus) era stata avvistata nel golfo di Cotone, proprio di fronte al porto di Marciana Marina. Dell’avvenimento hanno parlato sia giornali che siti su web; a distanza di qualche giorno, siamo in grado di saperne qualcosa di più grazie ai veterinari e ricercatori che hanno appena finito di esaminare la carcassa.
Una balenottera di soli 5 metri e mezzo è decisamente un neonato, e il fatto che fosse sola è anomalo. Aveva perso il contatto con la madre? Era nata prematura? Era debilitata per qualche altro motivo – congenito o dovuto all’interferenza umana? Fatto sta che alle 7 della stessa mattina, quando la Capitaneria era giunta sul posto, lo sfortunato animale era ormai morto. A questo punto, la cosa migliore che si possa fare è raccogliere quanti più dati possibili per la ricerca, nella speranza di gettare le basi per una miglior tutela dei cetacei del Mediterraneo per il futuro.
Proprio in quest’ottica si sono mosse diverse persone che a vario titolo hanno contribuito al recupero e all’analisi della carcassa, tra cui: Andrea Ciumei, sindaco di Marciana Marina, Sandro Mazzariol dell’Università degli Studi di Padova e collaboratore della Banca Tessuti, Paolo Galoppini, funzionario della Direzione Generale Protezione della Natura e del Mare, Cristina Fossi e Letizia Marsili, esperte di tossicologia dell’Università di Siena. Cosa ne emerso, dopo che il corpo era stato sollevato e recuperato?
Da una prima analisi sembrerebbe che la piccola balenottera, una femmina, visibilmente molto magra, fosse nata solo uno o due giorni prima; un pezzo del cordone ombelicale era ancora visibile e le relative arterie ancora aperte. L’apparato gastro-intestinale era completamente vuoto; in altre parole, non aveva preso latte dalla madre di recente. Il cetaceo, che non aveva ferite esterne, aveva però dei parassiti nell’epicardio esterno e nel cordone ombelicale, ma soprattutto aveva i linfonodi molto ingrossati. Questi ultimi indicano un forte stato infiammatorio e quindi una condizione generalizzata di sofferenza.
Al di là della ricerca delle cause della morte della piccola balenottera, il fatto stesso della sua presenza è un dato che andrà ad aggiungersi a quelli – purtroppo ancora scarsi – sulla riproduzione della popolazione del Mediterraneo. A tutt’oggi infatti non è ancora chiaro quando e dove gli animali, che in estate si alimentano nel Santuario Pelagos, si riproducano. Una nascita in autunno è in linea col fatto che molti misticeti hanno una stagione alimentare, in estate, alternata a quella riproduttiva; sapere con certezza se il Santuario gioca un ruolo anche nella nascita dei piccoli delle balenottere è un obiettivo importante per la loro tutela.
Maddalena Jahoda - Tethys Resarch Institute