Alle Isole Egadi si deve procedere alla riperimetrazione dell’area marina protetta come in tante altre situazioni non solo siciliane. E come nella novella dello stento le riperimetrazioni a mare durano da tantissimo tempo e non finiscono mai. Ma ogni volta il ministero torna a ribadire alla partenza–come se non l’avessimo ancora capito- che la cosa è di loro esclusiva competenza. E il Sindaco di Favignana deve prenderne atto scontando il solito ritardo che ne seguirà anche questa volta. La cosa sconcertante è che il ministero dovendo rendere conto di questa gestione rovinosa e paralizzante che dura da anni abbia ritenuto urgente rivedere la legge 394 che gli impedirebbe di fare bene la sua parte. Insomma la esclusiva competenza non gli basta. Ma ancora più sorprendente è che anche i parchi attraverso la loro associazione gli abbiano dato ragione mettendo mano al Senato a quella che ipocritamente e furbescamente hanno chiamato ‘manutenzione’. Infatti la prima cosa che hanno cancellato è il riferimento ‘ai brevi tratti di mare prospicenti’ alle regioni così a Roma se le toglierebbero del tutto dalle balle. Che poi la legge 979 prima ancora della 394 abbia stabilito che la pianificazione delle coste riguarda anche le regioni tanto è vero che l’allora ministro alla marina Mercantile Calogero Mannino si incavolò molto di questo ruolo affidato alle regioni.
Ma il ministero sulle Egadi ricorda pure che il passaggio finale ossia l’approvazione– a compensazione del sostanziale non coinvolgimento degli enti locali nella fase determinante- avverrà comunque nella sede della Conferenza stato-regioni dove a cose ormai confezionate si metterà il timbro.
Eppure c’è una Consulta tecnica –tanto per citare una sede ministeriale autorevole e del tutto dimenticata- che potrebbe e non solo sulla riperimetrazione delle aree protette marine dire con competenza la sua. Si potrà sapere una buona volta cosa c’è di così diverso tra riperimetrare un’area marina da una area alpina, appenninica, fluviale tutte richiamate dalla legge 426- da richiedere questa pretenziosa esclusività che il ministero non sa peraltro assolutamente gestire?
E come mai questo burocratico monopolio non riesce a risolvere questioni che in altri ambiti sono risolti senza questi strascichi, lungaggini e soprattutto esiti fallimentari? Cosa ha impedito all’Arcipelago Toscano dopo anni di commissariamenti e manfrine di dire quanta superfice marina si integrerà con quella terrestre? Risulta a qualcuno che cose del genere accadano in altri parchi europei? Qui peraltro non si tratta neppure di soldi da accampare come scusa. La lettera di Federparchi al ministro Clini sulla grave situazione delle aree protette marine speriamo che serva finalmente a qualcosa di cui farebbero bene ad occuparsi –non come ora- anche i senatori.
Renzo Moschini