L’Elba sembra nuovamente alla mercé delle compagnie telefoniche che installano dove e come vogliono le loro antenne, sfregiando paesaggi ed habitat, come alla Serra, a Campo nell’Elba, dove continua a fare brutta mostra di sé il finto cipresso di plastica, che occulta un manufatto che per due volte aveva ricevuto il no “definitivo” di comune e Soprintendenza e che alla terza volta si è trasformato miracolosamente in sì.
La costruzione di una stazione radio per la telefonia mobile che si sta realizzando in località la Casina a Porto Azzurro, denunciata dalla minoranza consiliare di Porto Azzurro e da diversi cittadini che hanno contattato Legambiente, ci sembra di particolare gravità per le modalità con le quali viene realizzata e per la vicinanza con le abitazioni ed aree sensibili. Sembra che all’Elba il principio di precauzione non valga più e che la consultazione dei cittadini, gli stessi strumenti urbanistici e le valutazioni di incidenza sugli habitat, siano un optional.
Intanto a Portoferraio, non paghi delle inamovibili antenne al Puntale, nella costa nord del Comune di Portoferraio, ad un passo dal confine del Parco, spunta la richiesta di costruire una nuova antenna a La Biodola – Via di Scaglieri, ancora una volta ad un passo dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ancora una volta in un’isola che fa parte di un’International bird area e di Rete Natura 2.000 dell’Unione europea dove dovrebbe essere comunque fatta una precisa valutazione di incidenza.
Tutto questo spesso nella completa assenza di Piani comunali della telefonia mobile e strumenti urbanistici che la contempliono, nonostante che il Parco nazionale dell’Arcipelago toscano solleciti fin dal 2000 l’approvazione di un piano comprensoriale per la telefonia che le compagnie telefoniche, grazie al disinteresse complice di quasi tutte le amministrazioni comunali, hanno ignorato attuando un’occupazione anarchica del territorio che si è sostanziata in ripetuti sfregi del paesaggio e dei diritti dei cittadini alla salute ed all’informazione.
Il 30 gennaio 2002 l’allora opposizione portoferraiese di “Insieme per il futuro” (centro-sinistra), scriveva in una mozione: «1. Si è previsto di posizionare sul territorio comunale una selva di nuove antenne, senza aver prima acquisito un preciso quadro conoscitivo unitario degli attuali livelli di inquinamento elettromagnetico, anche dovuto magari ad altri impianti diversi dalle antenne per la telefonia mobile. 2. Tantomeno - e questo è ancora più grave - si è tenuto conto del fatto che, a parte la Omnitel, tutte le altre Compagnie telefoniche hanno di fatto ignorato per le aree rientranti nel P.N.A.T. (e quindi aree di grande rilevanza ambientale), la delibera 149/2000 del suddetto Ente, che prevedeva la necessità di "un progetto di pianificazione inerente l'ubicazione e la tipologia degli impianti tecnologici per la telefonia cellulare previsti all'interno del perimetro del Parco Nazionale, allo scopo di affrontare in maniera esaustiva le problematiche dell'impatto ambientale derivanti da una proliferazione non pianificata". 3. Si è favorito il posizionamento di nuove antenne senza aver effettuato alcuna preventiva valutazione riguardo la loro effettiva necessità, inseguendo principalmente il criterio dell'interesse economico (25.000.000 di introiti comunali all'anno per ogni antenna), mettendo in secondo piano il diritto dei cittadini di avere certezze assolute in ordine alla tutela della loro salute”
Belle intenzioni rimaste in realtà lettera morta: le cose da allora non sono cambiante, anzi sono peggiorate, nonostante che nel 2003 l’allora Commissario del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano, Ruggero Barbetti, avesse sospeso l’iter autorizzativo delle richieste delle compagnie telefoniche, che volevano costruire ripetitori fin dentro il Parco, per poter raggiungere un accordo comprensoriale dentro e fuori l’area protetta. Il tavolo convocato dal Parco con le compagnie telefoniche non ha dato alcun frutto per l’atteggiamento arrogante di quest’ultime che invece sembra funzionare con i Comuni..
«Tale accordo procedimentale – si leggeva in un comunicato del Parco – dovrà essere finalizzato a: individuare una chiara procedura per la presentazione delle istanze, relative alla installazione di detti impianti; conseguire una corretta informazione sulla materia; assicurare la tutela dell’ambiente e del paesaggio, anche attraverso una puntuale verifica della compatibilità e corretto inserimento ambientale degli impianti; promuovere l’innovazione tecnologica e le azioni di risanamento volte a minimizzare l’intensità e gli effetti dei campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici secondo le migliori tecnologie disponibili e, anche se non di competenza del Parco, dei campi elettromagnetici prodotti dalle emittenti a bassa frequenza presenti sul territorio comunale. L’Ente Parco auspica la massima collaborazione e partecipazione».
Un auspicio che a più di 10 anni di distanza è rimasto inascoltato Le uniche ad essere passate dalle parole ai fatti sono state le compagnie telefoniche e, fuori dal Parco Nazionale, i comuni elbani hanno lasciato le mani libere ai costruttori di antenne.
Legambiente chiede che questo andazzo finisca e che finalmente i comuni sospendano ogni concessione fino a che non ci sarà un Piano comprensoriale per la telefonia che metta regole al disordine urbanistico, ambientale e paesaggistico che le non-scelte dei Comuni stanno causando da Campo nell’Elba a Porto Azzurro e fino alla Biodola ed ai confini dell’area protetta. Chiediamo un preciso impegno in questo senso ai candidati alle elezioni comunali di maggio.