Non sono un geologo e neanche un esperto di correnti marine. Vedo le immagini di anni fa e faccio alcune considerazioni. Credo che le spiagge si formino dall’erosione della costa e soprattutto dall’apporto alluvionale di fiumi, torrenti e mille rivoli che da terra scorrono verso il mare. Al Cavo fino ai primi anni del ‘900, non c’era la strada del lungomare, non c’erano i muri di sostegno alla strada che impedivano il ripascimento naturale della spiaggia. La spiaggia, allora di mille metri circa, si estendeva dallo Chalet fino a S.Bennato. I cavesi e i frequentatori abituali di Cavo, ricorderanno che già negli anni ‘50 le uniche possibilità di afflusso di terra e sabbia verso il mare erano il fosso Baccetti che sfocia a S.Bennato, la Valle dei Chiassi che scorreva al centro dell’abitato di Cavo e quella che, più di un secolo fa, si chiamava Valle dell’Acqua Moresca (Chalet). Il Fosso Baccetti è stato ridotto della metà della sua naturale portata, la valle dei Chiassi è praticamente scomparsa, ridotta ad una piccola chiavica che nei suoi ultimi quattrocento metri circa scorre sotto l’abitato del Cavo. Il fosso dell’Acqua Moresca, che negli anni ’50 si gettava nel mare in località Chalet attraverso un tubo in cemento del diametro di circa un metro, è scomparso. La valle è stata cementificata e addirittura al centro dell’antico letto è stata costruita la cabina Enel da dove parte la linea di alta tensione in arrivo, attraverso un cavo sottomarino, dal “continente”. Dalla totalità dei terreni sovrastanti la spiaggia di Cavo sono scomparse le coltivazioni ed è iniziata una progressiva ed inesorabile urbanizzazione. Dopo circa 50 anni di tali opere la spiaggia è progressivamente scomparsa. Allora si dette la colpa alle correnti che variarono a causa della costruzione del porto.
A Cala delle Alghe, dalle foto di fine anni ’40, risulta che a monte della spiaggia era presente solo un terzo di opere murarie rispetto ad oggi, circa 25-30 metri di muri a secco, il resto erano piccole dune che degradavano verso il mare. La spiaggia si estendeva per tutta la sua lunghezza e l’apporto alluvionale da terra, anche in presenza di terreni coltivati, era vitale. La spiaggia veniva “ripascita” naturalmente e costantemente. E’ solo negli ultimi cinquanta anni che la Cala è stata totalmente sigillata. Muri di pietra e cemento sono stati eretti impedendo qualsiasi tipo di scarico di acqua piovana da monte ed i terreni in parte edificati e non più coltivati non “nutrono” da tempo l’arenile sottostante. Il mare si porterà via quello che rimane di una delle più belle piccole spiagge dell’Elba.
RP