Sammuri: Non possiamo permetterci di perdere la biodiversità
Dossier di Legambiente sui reati ambientali nei parchi Nazionali: Negli ultimi tre anni 11.799 illeciti amministrativi con un aumento dal 2010 del 75,28%. Incremento anche per i reati ambientali saliti del 32,18% con ben 5349 negli ultimi 3 anni.
La Regione Toscana e l’Università di Firenze Facoltà di Architettura hanno pubblicato un volume in cui sono raccolti le ricerche e gli studi che sono stati oggetto anche di incontri promossi dalle Università toscane d’intesa con la regione per predisporre il piano paesaggistico, sulla base dell’intesa con il ministero dei beni culturali che dovrà rivedere, modificandolo, il PIT, e non dovrà solo rivedere la ‘misura’ degli interventi ma quella integrazione tra paesaggio e territorio che il PIT per molti versi ignorava o banalizzava.
Enrico Rossi in una intervista sul dopo elezioni in Toscana non ha eluso il nodo ambientale; ‘temi come l’acqua pubblica, la tutela del paesaggio, il consumo del suolo, i piani energetici, lo smaltimento dei rifiuti, le forme di partecipazione,..sono temi anche nostri’.Temi –è bene ricordarlo- che in campagna elettorale sono stati in larga misura elusi anche in Toscana dalle forze politiche.
Gli esiti dell’’incontro a Roma di Federparchi sulla situazione dei parchi, meritano qualche riflessione e approfondimento per cogliere se ci sono delle novità. Finora, nonostante l’aggravarsi allarmante della condizione dei parchi nazionali e regionali a partire soprattutto dalla gestione del ministro Prestigiacomo, l’attenzione si era concentrata unicamente sulla esigenza di rivedere la legge 394. Insomma i tagli, i commissariamenti senza fine, l’assenza di qualsiasi politica di sistema del ministero sempre più impegnato in una gestione burocratica paralizzante, le regioni avevano lasciato il posto ad un'unica opzione: modificare con il testo della legge. Una legge che per alcune parti decisive è rimasta lettera morta, specialmente negli ultimi anni. Questa operazione - che ha avuto il carattere di un vero e proprio ‘condono politico’ - è risultata via via sempre più strumentale e pretestuosa perché volta soprattutto a far passare in seconda fila – anzi ad ignorare - i nodi politico-istituzionali di una gestione ministeriale rovinosa, tanto da innescare contrasti e polemiche mai così vivaci anche tra le stesse associazioni ambientaliste.
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